Brexit. Chiese protestanti: lasciamo l’Unione, ma non l’Europa

Le Chiese in Gran Bretagna scrivono e pregano congiuntamente per una transizione all’insegna di ascolto, gentilezza, riconciliazione e dignità umana

Roma (NEV), 30 gennaio 2020 – Domani, venerdì 31 gennaio 2020, il Regno Unito sarà fuori dall’Unione europea. “Il Regno Unito sta lasciando l’Unione, ma non stiamo lasciando l’Europa” hanno scritto in una lettera congiunta esponenti delle chiese metodiste, battiste, riformate e della Chiesa di Scozia.

La lettera è indirizzata alle chiese degli stati membri dell’Unione europea ed è firmata dalla pastora Barbara Glasson e Clive Marsh, rispettivamente presidente e vice-presidente della Conferenza metodista britannica, massimi esponenti della Chiesa metodista britannica; dal pastore David Mayne, moderatore del Consiglio dell’Unione battista britannica; dal pastore Colin Sinclair, moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia; dal pastore Nigel Uden e Derek Estill, moderatori dell’Assemblea generale della Chiesa riformata unita (CRU).

“Le nostre Chiese hanno contribuito e sono state arricchite dalla tradizione cristiana in Europa per secoli”, scrivono i firmatari, ripercorrendo alcune delle tappe storiche che dalle origini a oggi hanno riunito le chiese di diverse provenienze. “Siamo e saremo sempre Chiese europee, come parte della chiesa mondiale. La riduzione dei legami politici non influenzerà o impedirà il nostro impegno nei confronti dei nostri partner in altre parti d’Europa. Continueremo a svolgere un ruolo attivo nelle organizzazioni ecumeniche europee e sosterremo le nostre congregazioni e partner in altre parti d’Europa. Le nostre Chiese continueranno a promuovere i valori che condividiamo, per promuovere la pace e proteggere i diritti umani e la dignità”.

La lettera prosegue richiamando alle questioni relative al benessere della cittadinanza, alla sicurezza, alla libertà e alla condivisione della prosperità: “Continueremo a lavorare con voi sulle grandi sfide del nostro tempo; dal modo in cui le nazioni europee rispondono alla migrazione forzata a come rispondere alla crisi climatica”. Fra le parole chiave, anche solidarietà: “dobbiamo mantenerci saldi in questo momento di crescente xenofobia, discriminazione religiosa, disuguaglianza di ricchezza e interessi nazionali”. Le Chiese protestanti britanniche chiedono sostegno e preghiere per il futuro e per continuare a “lavorare insieme per offrire speranza e riconciliazione a tutte le nostre comunità mentre cerchiamo di seguire Gesù nella nostra vita quotidiana”.

Ora aI primo ministro britannico Boris Johnson resta da gestire la divisione che la Brexit ha provocato sin dal referendum del 2016 tra i “leavers” – quelli che volevano andarsene – e i “remainers” europeisti, divisione che attraversa anche le comunità di fede, come illustrato nell’articolo su Voceevangelica.ch “La Brexit divide le chiese”.

Uden e Estill hanno sottoscritto anche una dichiarazione congiunta con leader e rappresentanti di dieci denominazioni e reti di chiese britanniche: “Il processo per arrivare a questo punto è stato duro e divisivo. Per alcuni questa data segnerà la realizzazione di un’ambizione di lunga data e un momento di festa. Per altri, tuttavia, sarà un’occasione di grande perdita, che segnerà il momento in cui desideri profondamente radicati per le nazioni del Regno Unito saranno ormai fuori dall’orizzonte”.

L’essere cristiani, conclude il documento, “ci spinge a essere persone di pace e riconciliazione”. L’amarezza rischia di inquinare la vita nazionale, dunque “dovremo tutti resistere alla tentazione di aggrapparci alle ferite del passato o di agire in modi percepibili come trionfalisti”. L’invito è a trovare scopi comuni, nonostante le differenze, e a scegliere di “agire con gentilezza, umiltà e rispetto verso coloro con cui non siamo d’accordo. Chiediamo ai nostri leader politici di dare l’esempio nelle prossime settimane e nei prossimi mesi mentre ci muoviamo verso negoziati che richiederanno ulteriori decisioni sulle priorità per le nazioni del Regno Unito”.

Le Chiese, da parte loro, “lavoreranno e pregheranno per una società in cui i più poveri e gli emarginati siano al centro, per una società che accoglie lo straniero, per un’economia giusta che consenta la prosperità di tutta la vita, per l’ambiente, per un mondo che lavori attivamente per la pace, per una politica caratterizzata da ascolto, gentilezza e sincerità”. Alla dichiarazione, firmata da metodisti, battisti, quaccheri, episcopali e da esponenti della Chiesa di Scozia, del Consiglio delle Chiese africane e caraibiche britanniche, dalla Federazione congregazionale, da Churches Together in Wales e UKWEC (UK World Evangelism Churches), seguono anche preghiere per il popolo del Regno Unito, per i leader e per l’intera Europa: “Amatevi gli uni gli altri come anche io ho amato voi, dice Gesù […]. Qualunque siano le nostre speranze e le nostre paure, che possiamo tener fede alle Sue promesse e vivere l’amore di Dio con e per tutti”.