8 marzo, le protestanti. La parola di Ilaria: “Dono”

In occasione e verso la "Festa della donna" pubblichiamo una serie di brevi interviste ad alcune donne protestanti. A loro abbiamo posto le stesse (8) domande, molto poco teologiche né particolarmente femministe, per raccontare chi sono e cosa pensano. Di genere, di diritti, e non solo.

foto da unsplash.com

Ilaria Castaldo, pastora tenente dell’Esercito della Salvezza.

8 marzo: cosa rappresenta per lei? Lo festeggia? Se sì come? Se no perché? 

Da ragazza detestavo questa ricorrenza perché mi sembrava l’occasione per donne frustrate per andare a mangiare fuori, quasi che solo quel giorno ne avessero il diritto. Dalle mie parti si riduceva a questo… Non festeggio l’8 marzo, cerco di vivere e di lottare in modo coerente con ciò che credo tutto l’anno.

La donna che ammira di più.  


Se si intende un nome conosciuto Marie Curie, due Nobel e coraggio e determinazione da vendere. Però ho avuto tante figure di riferimento, donne sconosciute ai più, che hanno lasciato un segno nella mia vita.

Qual è il ruolo della donna, nella sua religione e comunità, dal suo punto di vista, non solo teologico quanto soprattutto per quella che è la sua esperienza personale?

Sono orgogliosa di dire che nella mia realtà, l’Esercito della Salvezza, ci sono sempre state pari opportunità e responsabilità per uomo e donna. Siamo stati la prima organizzazione religiosa ad avere una donna come capo internazionale. Venendo da un tale contesto, ho finanche difficoltà a dover spiegare, ad esempio, perché le donne possono predicare.

Si è mai sentita discriminata o sminuita in quanto donna? 

Purtroppo sì, e proprio nell’interazione con altre realtà religiose che non credono nella parità. Quando, ad esempio, un pastore si rifiuta di ammettere che sei un pastore come lui e ti dice che, tutt’al più può chiamarti “sorella”… E’ quasi come se dovessi dimostrare che Dio non ha preso una svista quando ti ha chiamata.

“Donne che stanno “un passo indietro”, aborto come frutto di “stili di vita incivili”: sono solo due degli ultimi episodi di sessismo che, al di là delle responsabilità di chi lo esplicita, esiste e permane nel racconto collettivo della società, sui media, nella narrazione dell’attualità. Che cosa ne pensa?

C’è molta superficialità e mi stupisce sempre che, in momenti nei quali dovrebbe prevalere la responsabilità e l’equilibrio (tipo quando parli alla televisione e sai che tutto il mondo ascolta) vengano fuori espressioni così infelici e offensive. Ma sono anche preoccupata per le conseguenze che tali leggerezze possono provocare in questa società così indebolita nel pensiero.

 

Un provvedimento, politico, legislativo, o culturale, che assumerebbe per migliorare la condizione femminile in Italia o nel mondo, o a livello locale.

Io sono convinta che le donne siano abbastanza forti e determinate da migliorare la propria condizione e accreditarsi lì dove sono senza bisogno di “aiuti da casa”. Certo, questo vale per paesi come il nostro. Lì dove, ad esempio, sono permessi i matrimoni con bambine è tutto diverso…

 

Nel 2018 il movimento del #MeToo è stato nominato “persona dell’anno” dal Time. Nello stesso anno, si stima che 379 milioni di donne abbiano subito violenze fisiche e/o sessuali. Che ne pensa?

379 milioni???  E’ una follia! Significa che, per quanto si possa cercare di portare alla luce le ingiustizie, il lavoro da fare per prevenire è sempre tanto, troppo. E che l’animo umano, se non è raggiunto dalla luce di Dio, è e resta malvagio.

Un messaggio per gli uomini. E uno per le donne.  

Sono per la parità, quindi il messaggio è lo stesso e non l’ho scritto io, ma Paolo ai Galati 5:13 Perché, fratelli (e sorelle), voi siete stati chiamati a libertà; …per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri…

Se ciascuno di noi considerasse l’altro, l’altra come un dono prezioso di Dio e cercasse modi sempre nuovi e migliori per fare del bene al prossimo tante cose cambierebbero.