Libertà di religione e Covid-19. Una riflessione delle chiese europee

Il gruppo tematico della Conferenza delle Chiese europee sui diritti umani ha riflettuto sulla libertà di religione o di credo durante la lotta contro COVID-19

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Roma (NEV), 28 aprile 2020 – La Conferenza delle chiese europee (KEK) ha pubblicato un documento in dieci punti in cui riflette ed analizza la questione della libertà di religione e di culto alla luce delle restrizioni che si stanno vivendo, a livello mondiale, in seguito alla pandemia di coronavirus. 

“La proibizione delle celebrazioni pasquali nelle chiese è solo un esempio delle restrizioni di vasta portata all’esercizio di molti diritti umani e libertà civili in tutto il mondo, che fanno parte di uno sforzo per far sì che la distanza fisica prevenga efficacemente le infezioni da persona a persona.

Poiché non vi è stata in tempi moderni alcuna restrizione paragonabile della libertà religiosa o di molti altri diritti fondamentali, e poiché questi diritti sono di solito visti come la spina dorsale della nostra democrazia e dello stato di diritto in Europa, il Gruppo Tematico sui Diritti Umani della Conferenza delle Chiese Europee ha esaminato attentamente le questioni in gioco” si legge nell’incipit del testo che pone in relazione le varie questioni che attraversano i provvedimenti di contenimento delle attività sociali.

La KEK sembra trovare un punto di sintesi in una dialettica che sia in grado di tenere un equilibrio da una parte la salvaguardia della vita umana e la protezione delle fasce di popolazione più fragili, che “è un valore molto alto anche dal punto di vista religioso e deve essere bilanciato con il bisogno di comunità e di incontro”, e dall’altra la certezza che le restrizioni dei diritti fondamentali abbiano una base giuridica, e siano “necessarie, adeguate, ragionevoli e generalmente proporzionate in relazione allo scopo che servono e al diritto che limitano”.

I dieci punti propongono una riflessione sul tipo di pandemia che si stiamo vivendo, sulla limitazione della libertà di religione o credo (Freedom of religion or belief – FoRB) la cui limitazione  è prevista in caso di emergenze di salute pubblica, sul carattere di salvaguardia della vita umana previsto dalle misure di restrizione che in quest’ottica non deve essere “inteso come discriminazione e persecuzione religiosa” e sulla “coerenza nell’applicazione della ‘chiusura’, soprattutto per quanto riguarda la necessità di trattare tutti gli attori allo stesso modo secondo la loro oggettiva comparabilità”. 

Il documento conclude che “mentre è sempre necessario, negli Stati democratici basati su regole, osservare, mettere in discussione e controllare da vicino le azioni del governo, specialmente quando limitano i diritti fondamentali, questo non è il momento di una incompresa ‘disobbedienza civile’” e invita i cittadini e le cittadine, nel caso in cui avessero dubbi sulla legalità di qualsiasi provvedimento, “di rivolgersi ai tribunali per valutare e, se necessario, correggere i provvedimenti in questione”.

Leggi QUI il documento integrale.