Migrazioni e decreti. Paolo Naso: “Il debito del governo Conte”

A suo tempo il presidente della Repubblica aveva richiamato il Governo al rispetto della Costituzione sul diritto d’asilo: ora l’esecutivo è un altro, ma si aspetta un intervento in materia. Le proposte su regolarizzazione, tutela dei diritti, corridoi umanitari, lavoro

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Roma (NEV), 8 luglio 2020- “C’è un debito che, a oggi, il governo Conte non è riuscito a saldare. È quello contratto con il presidente della Repubblica che il 5 ottobre del 2018, controfirmando i ‘decreti sicurezza’ dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, sottolineò che il provvedimento andava temperato con ‘gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato (…) e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’art. 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia’”.

Esordisce così Paolo Naso in un editoriale sul settimanale Riforma. Il coordinatore del programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Mediterranean Hope, affronta nel suo articolo i temi del diritto d’asilo, degli impegni internazionali, delle norme “anti-respingimento”, e della necessità di una revisione dei decreti sicurezza, alla luce anche del dossier delle politiche migratorie che, dice Naso, “non ammette dilazioni: benché non faccia notizia, ogni settimana l’Osservatorio di Lampedusa di Mediterranean Hope segnala lo sbarco di almeno un’imbarcazione carica di richiedenti asilo; riprendono i salvataggi in mare e, di nuovo, bisogna attendere giorni perché alle ONG venga assegnato un porto sicuro; lo smantellamento dei sistemi di accoglienza e di protezione voluto da Salvini comincia a produrre i suoi effetti perversi rigettando nell’irregolarità tanti migranti che avevano iniziato un percorso di integrazione. Intanto, la speranza di tanti giovani ‘figli dell’immigrazione’ di essere riconosciuti per quello che già sono, e cioè italiani a tutti gli effetti, sembra ormai definitivamente tradita”.

Paolo Naso conclude con proposte concrete “per una politica delle migrazioni realistica e sostenibile”, in cui “l’unica strada percorribile” passa necessariamente dal “favorire la regolarizzazione di chi rischia di precipitare nell’economia del sommerso; aprire vie regolari, sicure e sostenibili a tutela del diritto d’asilo, nella linea dei ‘corridoi umanitari‘ che la Federazione delle chiese evangeliche e la Comunità di Sant’Egidio sperano possano riprendere tra settembre e ottobre; la determinazione di quote di lavoratori stranieri destinate a settori produttivi alla ricerca di personale; norme flessibili ma rispettose dei contratti e dei diritti dei lavoratori, per i migranti stagionali impegnati in agricoltura”.

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