Roma (NEV), 5 ottobre 2020- Si è chiuso ieri con una preghiera ecumenica il Tempo del Creato, periodo liturgico che ogni anno dal 1° settembre al 4 ottobre impegna i cristiani di tutto il mondo e di ogni tradizione a pregare e agire per la salvaguardia dell’ambiente.
La moderatrice del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) Agnes Abuom ha portato la sua riflessione su giustizia economica, sociale e sulla tutela della biodiversità: “La recente pandemia ha smascherato e aggravato le disuguaglianze e le ingiustizie – ha detto Abuom -. Il Tempo del Creato ci ha aiutati a meglio comprendere cinque concetti chiave: riposo, ripristino, pienezza/sostentamento, riconciliazione, restituzione (in inglese espressi con ‘5 R’: rest, restoration, replenishment, reconciliation, restitution, ndr)”.
Prendersi cura del Creato, ha proseguito Abuom “vuol dire anche pretendere che l’economia globale inverta la sua rotta. Una rotta, l’attuale, molto pericolosa. Vuol dire chiedere che si torni a una produzione legata al consumo, dunque, alle reali necessità. Che si ponga fine all’avidità.
Lo stato ecologico del nostro pianeta, la situazione socio-economica delle nostre comunità, il benessere del Creato, i mezzi di sussistenza e la dignità delle persone, la salute mentale e fisica e la sicurezza delle persone, specialmente le più vulnerabili, la sovranità e la sicurezza alimentare che le persone godono, sono tutte connesse – ha proseguito Abuom – . L’economia globale dovrebbe fornire spazi di partecipazione alle comunità; spazi di partecipazione individuale in vari settori della società”.
In tempi di pandemia, il “Giubileo per la Terra”, secondo Abuom, consiste fra l’altro nel “rispettare e conservare le foreste, proteggendo la diversità del Creato e le popolazioni indigene, che sono guardiane della Creazione”.
Questo è il momento di confrontarsi e interrogarsi sul paradigma economico, ha concluso la moderatora del CEC: “Un paradigma incentrato sullo sfruttamento e sulla sofferenza umana. Oggi è più che mai necessario far sentire le nostre voci, come singoli cittadini e come comunità di chiese. Troppe comunità sono state escluse dai tavoli e dai processi decisionali. Tavoli nei quali dovremmo tornare a far sentire la nostra voce, a esprimere la nostra denuncia contro chi continua a rubare, uccidere e distruggere. L’attuale sistema economico non ha cura per nessuna forma di vita. L’unico interesse economico di oggi è la massimizzazione del profitto”.