Fukushima. In mare 1,25 milioni di tonnellate di acqua “contaminata”

La Commissione globalizzazione e ambiente delle chiese evangeliche italiane: “Il nucleare impone di ricordare che è pericoloso scegliere percorsi tecnici e tecnologici di cui non si ha chiaro come vanno a finire”

Foto Wikimedia commons

Roma (NEV), 15 aprile 2021 – “Il nucleare civile risale la cronaca con la notizia che il Governo del Giappone sverserà nell’Oceano Pacifico 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata impiegata per raffreddare i reattori danneggiati nell’incidente nucleare di Fukushima. L’equivalente di 140 tonnellate di acqua contaminata al giorno. Acqua che, pur trattata negli impianti di bonifica, continua a contenere il trizio, isotopo radioattivo dell’idrogeno. Il processo inizierà tra due anni”. Riassume così i fatti la Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Scrive la coordinatrice GLAM, Antonella Visintin, in un documento di approfondimento: “In questi dieci anni il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), ha accumulato circa un migliaio di serbatoi di acqua contaminata nell’area adiacente all’impianto. L’equivalente di 1,25 milioni di tonnellate di liquido. La massima capacità consentita sarà raggiunta entro l’estate del 2022. Il Giappone non può installare altri serbatoi. E occorre liberare spazio nei locali per consentire la conservazione – tra le altre cose – di detriti altamente radioattivi che verranno presto estratti dai reattori danneggiati. Soltanto un primo passo in un processo di bonifica e decontaminazione che potrebbe durare almeno fino al 2051”.

Piano giapponese per l’acqua contaminata

Il piano del Giappone per gestire l’acqua contaminata, come spiega ilpost.it,  è frutto di una riflessione di diversi anni. Esso è stato approvato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) delle Nazioni Unite.

Al piano si sono opposti diversi paesi dell’area, come Cina, Taiwan e Corea del Sud. Inoltre, hanno protestato associazioni ambientaliste, rappresentanti dei settori della pesca e dell’agricoltura locale.

La questione del nucleare resta un problema per i suoi risvolti energetici e ambientali. “Secondo l’ENI, le 128 centrali atomiche installate in 14 dei 28 Stati europei producono circa un terzo dell’elettricità e un settimo dell’intera energia consumata nell’Unione Europea” ricorda ancora Visintin.

La GLAM parla di “rischio socialmente accettato. Come lo sono le guerre – finora lontane da casa – per il controllo delle fonti fossili (da cui sembra che non possiamo più prescindere in ogni aspetto della nostra vita)”. Ma il quadro è quello di “un modello che mette in conto scorie e incidenti, distruzioni di eco sistemi e alterazioni genetiche, confidando che un Dio infinitamente buono metta tutto a posto”.

E conclude: “Il nucleare impone di ricordare che è pericoloso scegliere percorsi tecnici e tecnologici di cui non si ha chiaro come vanno a finire. Manipolazioni genetiche. Produzione di rifiuti (cioè prodotti finali di processi produttivi lineari invece che circolari, che siano nucleari o basati su altre trasformazioni della materia)”. Il dibattito è aperto.

Leggi il Documento GLAM 15 aprile 2021.