Roma (NEV) 31 maggio 2024 – Si è concluso la scorsa settimana l’8° Festival dello Sviluppo Sostenibile 2024. 1.200 appuntamenti su tutto il territorio nazionale, con un evento finale presso la Camera dei Deputati visualizzato in streaming da 80.000 persone, questi sono solo alcuni dei numeri del Festival. L’ottava edizione di questo ormai consolidato momento di confronto sulla sostenibilità si è occupata, fra l’altro, di futuro dell’Intelligenza Artificiale, di multilateralismo e di tutela dei diritti delle future generazioni, tutti argomenti oggetto del prossimo “Summit sul futuro” delle Nazioni Unite.
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) ha presentato in questa occasione un Manifesto per le future politiche europee.
“L’Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile. Rinviare non va bene, abbiamo bisogno di accelerare sulla transizione energetica prendendo quest’occasione per fare una grande trasformazione in senso d’innovazione, con risultati positivi in termini di reddito, occupazione e rapporto debito/Pil” ha dichiarato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, che ha illustrato le proposte del “Manifesto per la nuova legislatura europea”.
Leggi qui: Termina il Festival, “un patrimonio di partecipazione democratica da valorizzare” (asvis.it)
Nel Manifesto, l’ASviS chiede tra l’altro di “realizzare una transizione ecologica ‘giusta’, fare della politica industriale il motore della transizione, attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali, adottare riforme istituzionali verso una maggiore integrazione europea, ad esempio superando il diritto di veto e dando più forza al Parlamento europeo”.
Abbiamo chiesto ad Antonella Visintin, componente della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), di rileggere con noi il Manifesto, commentandolo brevemente.
L’ASviS parla in primo luogo di patti sociali. C’è da capire in che modo essi possano configurarsi nell’architettura dell’Unione Europea e nei poteri del Parlamento. Ci sono quindi riferimenti alle politiche industriali, alla transizione digitale, ai diritti sociali. È importante, secondo Visintin, includere la riduzione dell’impronta ecologica nelle strategie. Nonché allinearsi sugli “interessi della collettività” avendo ben presente che competitività e squilibrio sono due facce della stessa medaglia. Il Manifesto cita come settori strategici la difesa, la sicurezza informatica e la ricerca. A quale tipo di Europa sono funzionali questi settori? Ce lo suggerisce il punto 4 del Manifesto, che menziona un accesso universale ai servizi pubblici di base. Scrive Visintin: “Aggiungerei che essi siano basati su principi di solidarietà ed equa distribuzione delle risorse. È un approccio ispirato alle raccomandazioni dell’ILO. Purtroppo, da diversi anni, assistiamo a uno svuotamento del modello sociale auspicato dalla Costituzione, tuttavia siamo in tempo per invertire la rotta”. Al punto 5 del Manifesto si parla di integrazione, democrazia e partecipazione. Nel punto 6 di investimenti. Al punto 7 di “rafforzare l’impegno dell’UE per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile in un quadro istituzionale multilaterale prevenendo conflitti e promuovendo la pace”.
In sintesi, afferma Antonella Visintin, “si può dire che il documento richiama la UE ai suoi principi fondativi, cercando di trovare una coerenza con le direttive di Maastricht e con le condizionalità poste dal contesto storico e geopolitico. La pace, a mio avviso, è la condizione perché si possa realizzare uno sviluppo individuale e collettivo, in un confronto che contempli il dissenso in nome del benessere di ciascuna persona”.
La registrazione video dell’evento di chiusura è disponibile al seguente link:
https://2024.festivalsvilupposostenibile.it/roma/683-1675/evento-di-chiusura