Non sono sessista ma…

L'intervento della pastora Cristina Arcidiacono, ieri, a Culto evangelico, nella sua rubrica mensile "Finestra aperta", a proposito del video di Grillo

Foto di Mika Baumeister, unsplash

Roma (NEV), 26 aprile 2021 – “Conosco una donna che a nove anni visse episodi di abuso sessuale da parte del figlio di amici di famiglia, persone di chiesa e per anni non riuscì a dire nulla ai suoi genitori perché si sentiva in colpa. Quando da adulta riuscì a parlarne, non fu creduta e venne giudicata aspramente perché ne parlava dopo così tanto tempo”. Ha iniziato con queste parole il suo intervento radiofonico per la rubrica mensile “Finestra aperta”, all’interno di Culto evangelico, Cristina Arcidiacono, pastora battista e segretaria del dipartimento di teologia dell’Unione battista, nella puntata andata in onda ieri, domenica 25 aprile.

“Ho visto il video dell’ex comico e leader di un movimento politico – ha continuato Arcidiacono -, terzo partito in Italia, che in 1 minuto e 38 si scaglia contro la denuncia per stupro di gruppo avvenuto nel 2019 nei confronti di suo figlio e tre amici allora diciannovenni. La ragazza aveva denunciato dopo otto giorni, quella sera era ubriaca, si stava divertendo come si stavano divertendo i ragazzi con i loro attributi in mostra.

La filosofa e docente di Filosofia morale all’università Descartes di Parigi, Michela Marzano, in un suo articolo sulla Stampa, sottolinea come il linguaggio utilizzato e la rabbia che trasuda dal video siano elementi propri di quella che definisce “cultura dello stupro”: Un uomo potente nega qualsiasi credibilità alle parole della giovane che ha denunciato, sminuendola e non riconoscendola degna di ascolto e rivendica per sé il potere di punire, in caso, il figlio. Emerge inoltre una figura di padre che aderisce in toto e che “possiede” la vita del figlio, le cui responsabilità giuridiche saranno definite dalla magistratura.

Questo episodio può essere l’occasione per fare manutenzione del pensiero e del sentire rispetto alla violenza di genere oggi in Italia. Per la legge, le dichiarazioni di una vittima di violenza costituiscono testimonianza e dunque verità: chi denuncia è obbligata a dire la verità, altrimenti commette reato. Non credere alle parole delle donne che denunciano una violenza è continuare a colludere con questa “cultura dello stupro”, un terreno nutrito dal paternalismo, dal potere, dal linguaggio sessista che porta con sé la forma del pensiero. Basta pensare a come le parole della cronaca, che diventano luoghi comuni e dunque molto usati, si soffermino sul corpo delle donne: “indossava una minigonna, portava i tacchi, era ubriaca, se l’è cercata”.

Questo linguaggio e modo di pensare, quando poi tocca gli ambiti delle chiese, rischia di ammantarsi di un moralismo che vuole appellarsi al sacro.

Le Scritture bibliche narrano di padri potenti, addirittura di un re, che, dopo aver preso per sé la moglie di un sottoposto, re Davide con Betsabea, non si rende conto dello stupro subito da sua figlia Tamar, raccontato nel secondo libro di Samuele, al capitolo 13. La violenza avviene da parte di un suo altro figlio, e il re non tutela Tamar nemmeno dopo la violenza stessa, lasciandola in balia di una fitta rete di collusioni tra fratelli e cugini. Il senso comune non è ancora riuscito a riconoscere queste dinamiche, pur inserite in un contesto patriarcale e lontano nel tempo, come parte anche del proprio linguaggio e del proprio stare al mondo, forse perché la propria ombra fa paura. A nove anni, la bambina si confidò con il suo compagno di banco che le disse, semplicemente: “ma non è colpa tua”! Quel bambino è diventato un magistrato. Oggi quella bambina si occupa di educazione, formazione e prevenzione delle violenze di genere.

La Bibbia è anche il libro delle seconde possibilità, per le donne, che escono dall’anonimato con la loro sapienza e con alleanze con la Speranza, di cui la parola di Dio si fa portatrice, ma anche per gli uomini, chiamati ad una vita nuova, ad un cambiamento possibile al seguito dell’uomo Gesù. Per tutte e tutti la Resurrezione, una nuova possibilità, è la realtà che li attende”.


Qui è possibile riascoltare e scaricare la puntata di Culto evangelico di ieri, 25 aprile, su Radio Rai Uno.