Centro ecumenico internazionale “Agape”: 70 anni e non sentirli

A settembre tre giorni di festa per confrontarsi sul futuro e per celebrare l'importante traguardo raggiunto. Iscrizioni entro domenica 15 agosto. Intervista alla direttora Lucia Leonardi, che parla di Agape come spazio aperto per il dialogo e l’approfondimento sui temi politici, etici, spirituali e ambientali

Agape centro ecumenico (Prali, Torino)

Roma (NEV), 5 agosto 2021 – Tre giorni in montagna. Una festa, un’occasione di incontro e di riflessione. L’appuntamento è nelle Valli valdesi (Piemonte) presso il Centro ecumenico internazionale “Agape” a Prali, in provincia di Torino. Le date: da venerdì 10 settembre a domenica 12 settembre 2021. Il contesto: 70 anni dalla fondazione del Centro.

Saranno giorni per confrontarsi sul futuro di Agape e per celebrare l’importante traguardo raggiunto. Iscrizioni entro domenica 15 agosto.

Ci saranno tavole per discutere sui temi cari alla comunità agapina e laboratori di sperimentazione. Poi, la consueta Assemblea delle amiche e degli amici di Agape centro ecumenico (AAACE). Inoltre, le elezioni per rinnovare le cariche del Consiglio AAACE e del Comitato generale espresse dall’Assemblea, la celebrazione del culto e la presentazione della nuova vice direzione. Non mancheranno momenti ludici, banchetti espositivi, concerti serali e attività per bambini, tutto nel rispetto delle norme anti-covid.

Ne parliamo con Lucia Leonardi, che ha assunto l’incarico di direttora da settembre 2020.

Come è arrivata ad Agape?

Ho conosciuto Agape attraverso reti di attivismo di cui facevo e faccio parte. Ho prestato servizio come staffista e relatrice nel campo dell’educazione e della formazione, sulle tematiche di genere e LGBTQI+ e in laboratori e plenarie di discussione.

Cosa avete programmato per i 70 anni di attività del Centro?

Nonostante la pandemia, anzi a maggior ragione, abbiamo proposto una tre giorni in presenza. Nel corso dell’anno abbiamo organizzato una serie di incontri online su temi che stanno a cuore al mondo agapino. Ma abbiamo sentito il bisogno di dare la possibilità di tornare. Anche a chi negli ultimi due anni non ha potuto attraversare questo spazio. Sarà un’occasione di socializzazione, per rivedersi e ristringere i contatti.

Quali argomenti verranno trattati nel corso dei tre giorni? E quali novità avete in programma?

Ci saranno tavole di discussione su spiritualità, politica, territorio, formazione, volontariato, genere e comunità. Rifletteremo insieme sulle nuove idee e sul nuovo spirito che vogliamo mettere in campo nel presente e nel futuro. Poi avremo dei momenti ludici per giocare e stare insieme, spazi dedicati per bambini e bambine. Il sabato è previsto un pomeriggio di restituzione, con il report dell’Assemblea amici e amiche di Agape. Poi, le elezioni per rinnovare le cariche del consiglio AAACE e del Comitato generale espresse dall’Assemblea. Inoltre, ci sarà il passaggio formale della nuova vice direzione. Da settembre 2021 infatti, ufficialmente, la nuova vice direttora sarà la diacona Nataly Plavan. Domenica, infine, il culto e la tavola sulle comunità in dialogo, anche con realtà internazionali da Francia e Irlanda del Nord.

Agape, il campanile e la casa residenti

Agape cambia sempre e resta sempre uguale. Un corto circuito da cui nascono sempre nuove visioni. Cosa ne pensa?

Agape ha una sua struttura di gestione, ma questa costituisce l’ossatura che permette una continuità.  Quello che ci passa attraverso è in divenire. Cambia il gruppo residente, cambiano i campi, e in base a chi attraversa Agape in un determinato momento storico, cambia la sua configurazione.

Da un lato, ti senti a casa, partecipi di questa realtà, ma non nel senso del possesso, della proprietà, come potremmo declinarlo nella cultura occidentale capitalistica.

Che ruolo ha il gruppo residente nel realizzare l’equilibrio e la prospettiva di Agape? E che ruolo ha chi viene ad Agape?

Chi accoglie ha il compito di far sentire a casa, di creare e mantenere quello spazio condiviso di socialità. Dall’altra parte, per chi viene e torna, magari dopo anni, forse la sfida è quella di mettersi in gioco. E, per tutti, il ruolo è anche quello di accettare i cambiamenti.

Agape cambia, e questo rende complesso, ma anche ricco, il dialogo che c’è.

Quasi un anno di direzione. Come valuta questo inizio di percorso?

Sono arrivata alla vigilia della pandemia, in un momento estremamente complesso e delicato. Di solito si lavora sulla programmazione dei campi e delle attività, sui contenuti culturali ed educativi. Invece quest’anno il lavoro è stato quello di tenere una forte motivazione all’interno del gruppo residente e delle staff che organizzano le attività, di fare formazione e tenere le relazioni nello spazio vuoto. Le persone sono state travolte dalla pandemia, il volontariato ne ha risentito molto. Per chi è abituato a vivere nella fisicità tradurre tutto online è stato vissuto anche come un controsenso, e come una sfida.

Come funziona Agape ai tempi del covid?

Rispettiamo le regole anti-covid, dal distanziamento alla sanificazione. Abbiamo intrapreso una programmazione che rende l’attraversamento dello spazio un po’ macchinoso, ma funzionale. I campi attualmente durano 5 giorni anziché 10, con 25 persone anziché 70. Siamo “covid proof”, ma aldilà delle norme ci siamo resi conto che le persone si affaticano molto di più. Dopo un anno di isolamento e di pandemia è difficile per chiunque affrontare 10 giorni di socialità durante i quali si dorme insieme e si mangia insieme.

Se l’ultimo anno lo hai passato chiuso in casa, un contesto che ti espone alla socializzazione può farti provare stanchezza e straniamento. I giochi di interazione all’aria aperta, all’aria buona della montagna, interfacciarsi e relazionarsi con le altre persone, sono attività che non siamo più abituati a fare.

In che momento storico è Agape?

Prima della pandemia, nella visione che avrei avuto piacere di portare, avrei voluto continuare a lavorare accentuando gli aspetti educativi e formativi, mettendo in circolo esperienze innovative. Agape è un Centro con un approccio all’educazione di tipo non-formale e informale. Il suo valore aggiunto è quello di poter affiancare diversi strumenti e strutture di pensiero e di realtà. Si tratta di fare scuola, di reimmaginare, di portare nuova linfa ad esempio ai campi internazionali penalizzati da questa pandemia e che potrebbero avere grande partecipazione. Il gruppo residente è già internazionale, formato tra l’altro da neo-diciottenni con grandi energie. Insieme a chi ha maggiore esperienza, Agape può rappresentare uno spazio che continua. Il covid ci ha portato a svilupparci sul piano digitale e virtuale, ma servono anche spazi e luoghi fisici, non solo metaforici. Vengo da una formazione filosofica e penso che questi spazi non potranno fare a meno di esprimere una dimensione etica, continuando ad affrontare le tematiche politiche, spirituali e ambientali che caratterizzano Agape da 70 anni. Ora serve una forte motivazione per trovare le risorse e i tempi giusti per farlo.

Per informazioni su Agape e per iscrizioni alla tre giorni: ufficio@agapecentroecumenico.org

Qui, il Programma