Roma (NEV), 16 settembre 2021 – Sono arrivati oggi, 16 settembre, all’aeroporto di Fiumicino 37 dei 45 rifugiati vincitori di borse di studio grazie al progetto UNICORE – University Corridors for Refugees. Gli altri otto studenti dei corridoi universitari arriveranno nei prossimi giorni. Il progetto, iniziato nel 2019, ha fino ad ora visto la partecipazione di 28 università che collettivamente hanno messo a disposizione negli ultimi tre anni oltre 70 borse di studio. La selezione degli studenti, svolta dai singoli atenei, si è basata sul merito accademico e la motivazione. I vincitori sono rifugiati provenienti da Eritrea, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo.
La Diaconia Valdese, assieme agli altri partner del progetto, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Caritas Italiana, il Centro Astalli, Gandhi Charity, e un’ampia rete di partner locali, fornirà agli studenti un sostegno adeguato per portare a termine gli studi ed integrarsi nella vita accademica e sociale.
“La crescita di questo programma dalla sua fase pilota con sei studenti ai 45 di quest’anno rappresenta un risultato molto importante”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “I rifugiati hanno bisogno non solo di ricostruire la loro vita in sicurezza e dignità, ma anche di poter esprimere al meglio le loro capacità e competenze per progettare un futuro prosperoso per sé stessi e per le comunità che li accolgono”.
Asha è tra i 491 rifugiati che hanno fatto domanda per le 45 borse di studio di quest’anno, ed è stata scelta dall’Università Bocconi per un master in management. E’ arrivata in Etiopia da bambina, dove lei e i suoi quattro fratelli sono stati portati in salvo dal padre dopo che la madre e il fratello neonato sono stati uccisi in un attentato a Mogadiscio. Ha trascorso la sua vita in un campo rifugiati dove eccelleva nei suoi studi, nonostante dovesse prendersi cura dei suoi fratelli minori. A 20 anni Asha è riuscita a iscriversi all’università di Jigjiga, ancora una volta incoraggiata da suo padre. “Avevo un programma rigoroso: di giorno mi occupavo della casa e dei miei fratelli e sorelle, e di notte studiavo. Solo essendo molto severa con me stessa sono riuscita a laurearmi”, dice.
L’iscrizione dei rifugiati all’istruzione superiore a livello globale è del 5%, rispetto ad una media del 38%.