Roma (NEV), 31 dicembre 2021 – Abbiamo chiesto alla teologa e pastora valdese Letizia Tomassone di commentare la notizia su “Papa Francesco ‘misogino dell’anno’”. Il “riconoscimento” viene dalla rivista femminista tedesca EMMA, che ogni anno premia un uomo che si è distinto per atteggiamenti e dichiarazioni sessiste. Quest’anno, per EMMA, “Sexist Man Alive” è proprio Bergoglio. La rivista dà così voce al disagio e alla profezia delle donne cattoliche.
Qui di seguito il commento di Letizia Tomassone, che fra l’altro è coordinatrice dei corsi di Studi femministi e di genere presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma e componente della Commissione per il dialogo interreligioso della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
Le donne cattoliche si sono arrabbiate. Facendo parte di una chiesa in cui la parola di uno solo al vertice conta più di quella di tutte le donne nella chiesa, hanno deciso di sfidare questa struttura patriarcale e verticistica che noi oggi abbiamo imparato a chiamare “kuriarcale”: un sistema di dominio a conduzione maschile. Poiché questo sistema può mostrare anche degli aspetti pietosi, di una misericordia che viene calata dall’alto, la denuncia delle donne svela spietatamente l’ambiguità di una tale dinamica.
Il papa è dichiarato dalla rivista EMMA “misogino dell’anno” perché a capo di una struttura religiosa che pratica un apartheid di genere, perché non affronta il tema degli abusi nella chiesa se non quando è costretto dalla base, perché alimenta una ideologia antiabortista che porta milioni di donne a morire di aborti clandestini.
Noi protestanti possiamo dire di essere fuori da queste dinamiche? Per un verso sì, perché le strutture gerarchiche che pure esistono anche nel protestantesimo non sono fissate sul potere di uno solo, ma prevedono una grande fluidità. Ogni designazione in un ruolo dura pochi anni e prevede una rotazione, una votazione, una verifica; l’assemblea sinodale esercita controllo e fa entrare venti di novità non legati a una sola persona ma a gruppi di interesse e di impegno. D’altra parte, in tutte le chiese protestanti si sta affermando la focalizzazione sulla giustizia di genere, che riguarda i modi in cui la chiesa vive e governa le relazioni fra le persone. Eppure, la presenza delle donne non è diffusa in modo paritario in tutti organismi di governo delle chiese protestanti nel mondo. Eppure, una cultura del rispetto e della dignità delle singole donne non è ancora diffusa ovunque. Come se, nonostante le donne vescovo in molte chiese e tutti i testi di teologia femminista pubblicati in questi anni, la presenza delle donne non riuscisse ad essere abbastanza “sovversiva”. La sovversione della mattina di Pasqua resta ancora da realizzare.
Le donne di EMMA mostrano come nei discorsi del papa la donna sia posta nella posizione dell’”altro”, che è sempre il passo fondamentale per fare di questo “altro” l’oggetto di una persecuzione, una evitazione o un’attenzione particolare e selettiva. Creando l’”altro” con il discorso religioso si evita di considerare la comunione di cui si fa parte come composta di molteplici differenze e divergenze, sfumature e intrecci che non permettono più di identificarsi nel “soggetto giusto”, nell’identità legittimata dalla storia.
Vorrei rimandare qui al commento importante fatto da Elizabeth Green all’enciclica “Fratelli tutti” (il libro “Sorelle tutte” a cura di E. Green, S. Zorzi, S. Segoloni Ruta, Meridiana ed. 2021, è stato presentato a cura della Federazione delle donne evangeliche in Italia – FDEI –, qui sotto il link).
Nel suo commento E. Green rintraccia la difficoltà del papa a situarsi nella condizione di maschilità, di potere, di neutro maschile. È la struttura stessa del papato che impedisce alla chiesa cattolica di superare la sua condizione di essere “un mondo senza donne”.
Eppure, le donne cattoliche esistono e da un po’ di tempo si fanno sentire in modo sensibile, certe di essere anche loro chiesa, con grandi risorse e grandi ferite, un’eredità guadagnata nella storia dalle donne che non hanno taciuto mai di fronte alla misoginia della chiesa. Ogni generazione della chiesa ha avuto le sue voci femminili profetiche, ora lo sappiamo. Come sappiamo di dover affrontare e ribaltare sempre ancora pregiudizi e immagini stereotipate delle virtù femminili, che servono a mantenere lo status quo e a legittimare la subordinazione di donne e soggetti abietti, esclusi, ignorati, a fronte di un dominio maschile a tutto campo.
A me, protestante impegnata nella trasformazione di pratiche di fede e linguaggi nella mia chiesa, spetta di sostenere la lotta di queste sorelle cattoliche, la loro voce potente, la loro capacità di posizionarsi. Ne ricavo un guadagno certo anche io. E il primo guadagno è immaginare una chiesa di tante voci, tante capacità e comprensioni che mescolandosi creano il cammino. Superare d’un balzo la struttura di una chiesa con il potere concentrato su un solo uomo maschio, e andare verso una chiesa sinodale, ma soprattutto rimessa continuamente in movimento dal soffio dello Spirito santo, vento potente della Sapienza divina.
La motivazione della redazione di EMMA è pubblicata su Micromega, con traduzione dal tedesco a cura di Cinzia Sciuto.