Diritto all’aborto negli Usa, anche le chiese si uniscono alla protesta

Proteste contro la Corte Suprema che, secondo quanto anticipato dalla testata giornalistica Politico, potrebbe ribaltare la storica sentenza che da quasi 50 anni legalizza l'interruzione di gravidanza volontaria.

Gayatri Malhotra, unsplash

Roma (NEV), 4 maggio 2022 – “Stop alla guerra contro le donne”: migliaia di persone hanno manifestato a New York e in molte altre città statunitensi contro l’intenzione della Corte Suprema degli Stati Uniti di cassare il diritto costituzionale ad abortire. Per la seconda notte consecutiva donne e attiviste dei movimenti femministi hanno protestato davanti la Corte Suprema che, stando ad una bozza anticipata dalla testata giornalistica Politico, potrebbe ribaltare la storica sentenza che da quasi 50 anni legalizza l’interruzione di gravidanza volontaria negli Usa. “Where is Joe?”, dove è Joe?, uno degli slogan usati per chiedere al presidente Joe Biden ed ai democratici un’azione immediata per proteggere con una legge federale il diritto delle donne di scegliere, che sarà messo a rischio in decine di stati a guida repubblicana nel caso in cui la Corte stabilisse che la Costituzione non protegge questo diritto e demanderà tutto ai singoli stati. Durante la manifestazione sono intervenute esponenti democratiche come la senatrice Elizabeth Warren secondo la quale “la Corte Suprema ha voltato le spalle ad ognuna di queste donne, io sono qui perché sono determinata a non lasciar passare questa sentenza”.

La reazione di un leader della Chiesa Unita di Cristo è arrivata rapidamente in un breve messaggio, come spiega in questo articolo Claudio Geymonat, su Riforma. “Cari fratelli, in questo momento in cui i diritti all’aborto sono sotto attacco, per favore sappiate questo: la Chiesa Unita di Cristo ha fedelmente sostenuto l’accesso all’aborto sicuro già prima della sentenza Roe v. Wade del 1973 e lo sosterremo fedelmente ora. Questo è per noi discepolato. Il Sinodo generale della Chiesa Unita di Cristo (Ucc) negli ultimi 40 anni – si legge sul sito dell’Ucc – ha affermato la libertà di un individuo a seguire le proprie convinzioni religiose e morali personali in consultazione con la propria famiglia e l’équipe medica circa l’opportunità di portare a termine o interrompere una gravidanza. Ha anche sollevato l’importanza di garantire il pieno accesso all’intera gamma di servizi di assistenza sanitaria riproduttiva, indipendentemente dalle circostanze economiche. Queste battaglie in corso richiedono una risposta fedele e forte che affermi l’autodeterminazione dell’individuo per il proprio corpo. Le popolazioni storicamente economicamente emarginate, tra cui le comunità nere, le persone di colore e le comunità a basso reddito, sono messe più in pericolo perché hanno un accesso ridotto all’assistenza sanitaria riproduttiva”.

Anche Raphael Warnock, pastore battista della storica Ebenezer Baptist Church di Atlanta, la stessa di Martin Luther King, primo senatore nero mai eletto in Georgia, ha twittato: “le scelte riproduttive personali delle donne dovrebbero riguardare la donna e il suo medico. Lotterò per far sì che così rimanga”.

 

La vicepresidente Usa Kamala Harris si è schierata contro l’ipotesi secondo la quale la Corte Suprema sarebbe intenzionata a revocare il diritto all’aborto. “E’ un attacco alla libertà e al dirittto fondamentale di autodeterminazione di tutti gli americani”, ha detto.


Per approfondire:

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