Superare il male? Vercellone: “Occorre mantenere la lungimiranza dello sguardo”

Federico Vercellone, Docente di Estetica presso l’Università degli Studi di Torino e Presidente del Centro culturale protestante, interviene a conclusione del convegno “Sappiamo ancora riconoscere il male? Riflessioni fra scienza, filosofia e teologia”.

Foto Elvis Bekmanis -Unsplash

Roma (NEV), 16 maggio 2022 – Ci sono rimedi al male, al terrore, all’emergenza, al dolore? Lo abbiamo chiesto a Federico Vercellone, Docente di Estetica presso l’Università degli Studi di Torino e Presidente del Centro culturale protestante. Vercellone ha moderato l’incontro conclusivo del convegno “Sappiamo ancora riconoscere il male? Riflessioni sul male fra scienza, filosofia e teologia”, recentemente svoltosi nel capoluogo piemontese.

“Come riconoscere e superare il male? Ci va la capacità, intellettuale ed etica, di guardare oltre l’emergenza continua. Occorre mantenere la lungimiranza dello sguardo” afferma Federico Vercellone. È un processo che riguarda sia la politica sia la cultura, secondo il professore.

“Non bisogna farsi accecare ogni volta dalla crisi in corso, per quanto possa essere grave, ma vedere la concatenazione di cause ed effetti. Le conseguenze. Il contesto” prosegue Vercellone. Forse ci vorrebbe “una politica capace di osservare quanto e come cambiano le abitudini delle persone. Come cambiano le esigenze. Abbiamo bisogno del verde, di tempo, anche se siamo in un’epoca in cui il tempo libero aumenta in uno spazio sempre meno ricco. Bisognerebbe insinuarsi in questi spazi e orientare le domande delle persone, che si muovono, o dovrebbero muoversi, verso la felicità e il desiderio. Con lo scopo di capire davvero cosa vogliono, perché e come. Tenendo davanti agli occhi la complessità”.

Il discorso non vale solo per la politica. Dovrebbe valere anche per le religioni: “Ci stupiamo che si svuotino le chiese. Tuttavia, come ha detto il teologo Paolo Ricca, i cristiani sono molto al di sotto dei loro compiti. Se ti fai corpo di Cristo, devi dividere la violenza. In questo, da parte nostra, c’è una certa debolezza con cui fare i conti”.

Vercellone cita Charlotte Klonk e il suo libro “Terror. Wenn Bilder zu Waffen werden” (Ed. Fischer, 2017), sulle immagini del terrore che assumono la potenza delle armi. La rappresentazione del terrore ci colpisce. Eppure, dice Vercellone, “Le più sconvolgenti non sono le immagini fotografiche o video, ma gli schizzi fatti nell’800 da testimoni oculari che erano emotivamente condizionati”. Il rischio, di fronte all’esasperazione del male, è quello dell’assuefazione. Vercellone, quindi, riprende non solo il concetto di una “politica del desiderio”, ma anche quello di una “ecologia dell’immagine”. Ancora, pensando al lavoro di Klonk, serve un “riscontro degli aspetti edificanti o tossici” della nostra convivenza con le immagini”. Bisogna decidere con cosa intendiamo convivere e cosa invece respingere.

Il professore parla ancora del convegno e cita un altro libro, quello di Luca Savarino e Paolo Vineis “La salute del mondo: ambiente, società, pandemie” (Feltrinelli, 2021). Vinais e Savarino hanno affrontato il tema dell’epidemia “come elemento in qualche modo cronico del nostro tempo, fortemente legato anche alla crisi ambientale. Intervenire sulla questione ambientale – afferma Vercellone – è prioritario. A fronte delle crisi, gravissime, del covid e delle guerre, siamo così travolti dalle contingenze da non riuscire a vedere oltre la prospettiva a corto raggio delle emergenze. Ma il mondo non si ferma. Se non ci accorgiamo della crisi ambientale in atto siamo miopi. Dobbiamo focalizzare la complessità dei problemi e non restare abbagliati nell’urgenza. Dobbiamo imparare a intervenire sui fattori fondamentali. Altrimenti, e non lo dico per cinismo, ma eticamente, vivremo in una crisi perenne, senza prospettive”.


Gli altri interventi

Vercellone sintetizza, ancora, alcuni concetti emersi nel corso del convegno: “C’è la possibilità di riconoscere il male, come vigliaccheria, o come incapacità degli individui di prendersi responsabilità e rischi, come ha illustrato Peppino Ortoleva. Parlando dell’antropocene, Christoph Wulf ha riferito quanto il mondo dell’arte sia sensibilissimo su questo tema. Teologi e filosofi parlano poco con gli artisti. E gli artisti hanno quasi timore di usare le parole con questo mondo. Sarebbe importante creare, invece, dei collegamenti, delle testimonianze di questa trasformazione in atto nella comunità, intorno a valori da ridefinire”.

Ci sono stati, inoltre, gli interventi del pastore valdese Sergio Manna, cappellano ospedaliero e formatore per la pastorale clinica e di Enzo Bianchi sull’enigma del male nella storia cristianesimo. Dei teologi Fulvio Ferrario ed Eric Noffke. Ancora, Ariel Di Porto sulle declinazioni del male nella tradizione ebraica. Svamini Hamsananda Giri su Dharma, adharma e la finitudine del male. Giovanni Balcet su mercato, potere e il male nell’economia. Chiara Simonigh sulle logiche del male nella cultura visuale e nei media. Il dibattito conclusivo, moderato dallo stesso Vercellone, ha visto la partecipazione di Simona Forti su “Che senso ha, oggi, parlare di male?”. Claudio Ciancio su Rimozione e riconoscimento del male”.  Daniele Garrone su “Come parlare del male senza semplificazioni, e senza litigare”. Carlo Galli: su “Quale male per quale politica?”. Si è parlato di manipolazione del dolore, di male come assenza di regole, degli aspetti giuridici, politici ed economici delle disuguaglianze e delle ingiustizie, di spiritualità e di etica. Hanno moderato Mauro Belcastro, Maria Bonafede, Paolo Ribet e lo stesso Vercellone

Il convegno “Sappiamo ancora riconoscere il male? Riflessioni sul male fra scienza, filosofia e teologia” si è svolto dal 5 al 7 maggio a Torino. Questo convegno è nato da un’intuizione del pastore Paolo Ribet, Presidente del Comitato scientifico del Centro culturale protestante di Torino.


Per approfondire

Sulla pagina FaceBook del Centro culturale protestante di Torino: le registrazioni del convegno, i video-commenti delle protagoniste e dei protagonisti della tre giorni e molto altro. Clicca QUI.

Qui di seguito, il commento a caldo di Federico Vercellone. Sotto al video, l’articolo di Emmanuela Banfo su Riforma.it


Leggi l’articolo di Emmanuela Banfo su Riforma.it: La malattia si combatte, il malato si guarisce