Luca Anziani: consacrazione è basata su felicità e ottimismo della grazia

Intervista al presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste, pastore Luca Anziani, appena rientrato dalla Consultazione metodista che ha riunito a Ecumene (Velletri) oltre 100 delegati e delegate da tutta Italia

Il pastore Luca Anziani, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI)

Roma (NEV), 24 maggio 2023 – Intervista al presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), pastore Luca Anziani, a chiusura della Consultazione metodista. Il consueto appuntamento delle chiese metodiste d’Italia, con oltre 100 delegati e delegate da ogni parte d’Italia, si è tenuto lo scorso fine settimana presso il centro Ecumene (Velletri).

Quali sono stati i punti di forza e quali le criticità di questa Consultazione metodista?

La Consultazione metodista ha il grande pregio di non essere un’assemblea decisionale. Quindi non ci sono verbali, atti da approvare, elezioni da fare. Insomma, è un momento importante per le nostre chiese nel quale è possibile, in libertà, discutere di quegli argomenti per i quali il Comitato permanente chiede, appunto, una consultazione. È stata un’occasione di culto, di riflessione e di festa.

La riflessione si è concentrata su tre argomenti. I cinquant’anni del patto di integrazione fra chiese metodiste e valdesi, che si festeggeranno nel 2025. L’azione sociale della chiesa. Il ruolo del centro di formazione Ecumene. Tutti questi tre punti sono collegati tra di loro dal più ampio tema della vocazione.

Il sabato sera è stato il momento della festa, con il coro nazionale Ghanese. Dopo le difficoltà a incontrarsi dovute al covid, è stato bello e significativo stare di nuovo insieme per pregare, per confrontarsi e per socializzare.

Il limite… è che c’è una sola Consultazione all’anno.

Quali sono i prossimi impegni e i prossimi appuntamenti per l’OPCEMI?

Siamo nel periodo di avvicinamento al Sinodo, che si terrà ad agosto, stiamo quindi lavorando alla relazione annuale. A giugno parteciperemo alla Conferenza delle chiese metodiste di Gran Bretagna. Con il nuovo Comitato permanente stiamo inoltre preparando un itinerario con un vescovo della chiesa metodista del Ghana che sarà in visita In Italia a novembre. Presenteremo il progetto Essere chiesa insieme (ECI), parleremo dell’importanza sociale e politica di programmi quali Mediterranean Hope e del progetto Rosarno portati avanti in seno alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Qual è il suo messaggio pastorale in questo momento caratterizzato, da un lato, da fragilità e impermanenza dovute alla guerra e alle tante crisi in corso e, dall’altro lato, da desideri di pace, di fiducia, di rinnovamento e impegno nel presente?

Come ogni anno, il culto di chiusura della Consultazione è stato un culto liturgico di Rinnovamento del Patto, come quello che facciamo nelle nostre chiese nella prima domenica dell’anno.

Teologicamente, il Rinnovamento del Patto è un rinnovare la propria consacrazione, cioè dire di sì al patto che ha fatto Dio, come dire “siamo al Suo servizio”. Questo lo ha fatto ogni generazione di credenti. Le chiese metodiste lo hanno costruito anche da un punto di vista liturgico.

Cosa significa consacrare la propria vita al Signore in tempi difficili? Dando per scontato che non sono mai esistiti tempi facili… il punto secondo me più importante è comprendere che il tuo rapporto con Dio non dipende da come vanno le cose nel mondo, per cui se le cose vanno bene Dio è presente, e se le cose vanno male Dio è in silenzio.

Dio non evita le situazioni difficili, ma è in quelle situazioni che si rivela. La presenza di Dio non è nonostante il male, ma proprio nel male, per cui in un’epoca in cui ci dobbiamo confrontare con vecchi mostri che si ripropongono, come la guerra, o con nuove difficoltà, la nostra consacrazione è basata sulla felicità. Sull’ottimismo della grazia. Sul sapere che nel cammino arduo Dio non è un ospite assente bensì una presenza costante.