Il countdown che viene dagli oceani

Foto NEV/er

Roma (NEV), 26 luglio 2023 – Abbiamo chiesto alla coordinatrice della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Maria Elena Lacquaniti, di condividere una riflessione su quanto sta accadendo in Italia, ma anche in Grecia e nel Mediterraneo.

L’invito è ad ascoltare il grido “del fratello e della sorella che scappano dalla sete insopportabile, dal fuoco del sole, dall’acqua alla gola”. Pubblichiamo qui di seguito integralmente il contributo di Maria Elena Lacquaniti, coordinatrice GLAM.


Se pensavamo che l’Agenda 2030 fosse stato il limite entro il quale avviare svolte sostenibili per la salvaguardia del pianeta e dei suoi abitanti, ci sbagliavamo. Il countdown viene dagli oceani e, salvo errore, il 2025 sarà l’anno della follia oceanica che avrà il suo punto di distruzione totale entro la metà del secolo e le cui prove generali sono attualmente in corso in Italia con alluvioni, grandine e trombe d’aria a dilaniare città, campagne e chi lì vive e lavora. Dove l’acqua è pazza e dove il fuoco è dominante con il sud bruciato dall’aria bollente e dalle fiamme roventi che arrivano ai margini delle città più grandi, Palermo, Catania, Reggio Calabria e la turistica San Cataldo in Puglia. Che sia acqua o che sia fuoco, il vento spazza folle abbattendo alberi, sparando chicchi di grandine grandi come palle da tennis e mangiando con lingue di fuoco infernali tutto ciò che trova sul suo tragitto.

La rivista “Nature”, che ieri ha annunciato il collasso degli oceani entro il 2025 (su fanpage un articolo in italiano sul tema, ndr), specifica – forse nell’estremo tentativo di dare maggiore input all’allerta – che ciò “colpirebbe ogni abitante della terra”, perché l’AMOC (Atlantic meridional overturning circulation), sistema di correnti  oceaniche di cui fa parte anche quella del golfo, a causa del riscaldamento globale sta scomparendo. La mancanza dell’AMOC produrrà eventi catastrofici per tutto il pianeta, rappresentando esso quel complesso groviglio di movimenti oceanici che portano l’acqua calda dai Tropici al Nord Atlantico, raffreddandola e facendola precipitare nel fondo oceanico. Questa azione, che non è casuale e tantomeno improvvisata, ha lo scopo fondamentale di portare in equilibrio i movimenti marini da cui hanno origine i venti che soffiano sul pianeta, le temperature e le piogge.

Ancora non comprendiamo che tale sofisticatezza irripetibile, come irripetibile è tutto l’ordine dell’universo, ha un solo nemico, l’uomo, la sua azione costante, violenta, distruttiva, inconsapevole però che il pianeta resiste cercando nuovi equilibri e facendo leva su punti di svolta che è certo saranno ostili all’esistente, ma che il pianeta utilizzerà per scrollarsi di dosso quanto ormai è divenuto un pericolo insopportabile, l’uomo e il suo modo di vivere.

Nella follia umana potrebbe resistere un sentimento di superiorità e il pensiero che qualcuno potrà salvarsi e rimanere testimone della specie. Probabile, ma forse sarebbe auspicabile oggi, almeno come credenti, che lo sguardo e l’udito arrivino lontano, per vedere il dramma e ascoltare il grido di chi questa apocalisse prefigurata già la vive. Dio udì il grido del suo popolo schiavo in Egitto e noi lo sentiamo quello del fratello e della sorella che scappano dalla sete insopportabile, dal fuoco del sole, dall’acqua alla gola? Dovremmo farlo, e se non bastasse per amore di Dio, almeno per sapere come andrà a finire tra una manciata di anni.