Evangelici. Il Viminale va nella direzione opposta all’integrazione e quindi a una “buona immigrazione”

Immagine tratta dai materiali del Convegno promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) nell’ambito di Mediterranean Hope (MH) – Programma Rifugiati e Migranti - 2017, Palermo, Lampedusa. Titolo: "Vivere e testimoniare la frontiera" #LiveTheBorder

Roma (NEV/CS16), 14 agosto 2023 – “La recente circolare (7 agosto) del Ministro dell’Interno Piantedosi che di fatto espelle dal sistema di accoglienza migliaia di richiedenti asilo che non hanno ancora ottenuto il permesso di soggiorno, oltre a contraddire le norme nazionali ed europee sul diritto d’asilo, produce gravi effetti sociali che potrebbero avere conseguenze anche sul piano dell’ordine pubblico”.

Così si esprime Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), da decenni impegnata nell’accoglienza e nell’integrazione di migranti e richiedenti asilo, e tra i promotori dei “Corridoi umanitari”.

“Come evangelici abbiamo sempre affermato che l’obiettivo di ogni misura di accoglienza deve essere l’integrazione, e cioè un percorso che coinvolge i migranti da una parte e la società italiana dall’altra, per costruire insieme coesione civile, dialogo interculturale, cultura della legalità. Come dimostra l’esperienza dei Corridoi umanitari che in questi anni hanno consentito a migliaia di richiedenti asilo di raggiungere l’Italia legalmente e in sicurezza, il successo di un progetto migratorio sta nella capacità di accogliere, orientare ed accompagnare chi arriva in una fase di adattamento alla società italiana, di apprendimento della lingua e di orientamento perché in tempi ragionevolmente brevi possa raggiungere l’autonomia. Sono queste le linee guida europee sulla materia ma, soprattutto, è questa l’evidenza dell’esperienza acquisita dalle organizzazioni umanitarie, laiche e religiose, che si sono impegnate sul tema dell’immigrazione. Così come è il risultato dell’esperienza dei SAI che, non a caso, hanno avuto importanti riconoscimenti europei. Interrompere questi percorsi – prosegue Garrone – equivale ad abbandonare migliaia di persone a loro stesse, scaricando la responsabilità degli interventi più gravi e drammatici su Comuni che non hanno risorse o strumenti da offrire. Riteniamo, insomma, che la strada indicata dal Ministero sia gravemente sbagliata e, alla lunga, pericolosamente controproducente.

A fronte della prevedibile carenza di posti nei CAS denunciata dal Ministro – prosegue Garrone – ci sono valide alternative all’espulsione di chi ha ottenuto un riconoscimento preliminare ma non dispone di quel permesso di soggiorno che, solo, gli può garantire una progressiva autonomia: ad iniziare dal varo di un nuovo sistema di accoglienza che, valorizzando le eccezionali risorse della società italiana, consenta di fare fronte all’emergenza. I recenti ed opportuni procedimenti del Governo in materia di flussi, infatti, attestano che l’Italia ha interesse – anche materiale – ad accogliere dei migranti. Ma una buona immigrazione, quella che produce effetti benefici sul piano del lavoro, della produzione, della sostenibilità del sistema previdenziale, ha bisogno di integrazione. Il recente provvedimento ministeriale, invece, va nella direzione esattamente opposta. Per questo chiediamo che con la massima urgenza si riconsideri questa misura e si cerchi il dialogo con quanti in questi decenni hanno contribuito a garantire efficaci programmi di integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo”.