New York. “Anch’io sono musulmano”!

A un mese dal giuramento di Donald Trump le religioni della Grande Mela sono scese in piazza al grido di "I am a Muslim Too". Una pacifica testimonianza dell'America liberal, che nel nome dell'umana solidarietà ha unito il sacro al profano

Roma (NEV), 20 febbraio 2017 – “Oggi anche io sono Musulmano”. E’ questo lo slogan della manifestazione newyorkese che domenica scorsa ha portato a Times Square, nella piazza più famosa del mondo, quasi diecimila persone in protesta contro la retorica islamofobica del neopresidente Donald Trump. “Una giornata di solidarietà verso i nostri fratelli e le nostre sorelle musulmane”, è la spiegazione, semplice ma efficace, fornita dagli organizzatori: la Foundation for Ethnic Understanding (presieduta dal rabbino Marc Schneier) e la Nusantara Foundation (presieduta dall’Imam Shamsi Ali), istituti ebraici e musulmani che da anni s’impegnano nell’integrazione sociale e nel dialogo interreligioso.

Gli interventi dal palco sono stati rapidi ma numerosi. A cominciare da quello di Bill De Blasio, il sindaco democratico di New York, che a pochi isolati di distanza dalla Trump Tower ha ricordato a una folla in tripudio che “qualunque sia la tua cultura, la tua fede o il tuo luogo di nascita, questa è la tua città”. “A chi si chiede come possano vivere insieme persone di diversa cultura e religione – ha concluso il sindaco – io consiglio sempre di venire a New York: prendetevi un taxi e di guardatevi intorno. Un risultato elettorale non cambierà chi noi siamo in quanto americani”.

Ai saluti “civici” è poi seguita una preghiera interreligiosa, guidata dal pastore battista Owen Williams, dal rabbino Simkha Weintraub e dall’imam Rafeek Mohamed; un intenso momento spirituale che ha introdotto gli interventi dei rappresentanti delle comunità di fede: ebrei, musulmani, buddisti, sikh, indù, inframmezzati ai cristiani delle diverse chiese degli Stati Uniti. A dare voce al disagio dei protestanti americani anzitutto i membri delle chiese che fanno parte del Consiglio nazionale delle Chiese USA: il pastore N. J. L’Heureux della Chiesa metodista unita; il pastore Robert Morrison della Chiesa presbiteriana; il pastore Stephen Holton della Chiesa episcopale; il missionario John Williams della Chiesa avventista del settimo giorno; ed infine Doug Hostetter, direttore del Comitato centrale mennonita in seno alle Nazioni Unite.

Andando oltre i mondi di riferimento degli enti promotori, #IAmAMuslimToo – questo l’hashtag della giornata – si è dimostrata un’iniziativa trasversale, capace di tenere insieme il messaggio dei rappresentanti religiosi, l’attivismo della società civile e il variegato panorama artistico che caratterizza la Grande Mela. Volto “laico” e co-organizzatore di una manifestazione che ha posto al centro la solidarietà interreligiosa è stato non a caso Russell Simmons, fondatore della “Def Jam“, storica etichetta discografica della scena hip-hop americana.

https://twitter.com/iamamuslimtoo/status/833425078603874304