Roma (NEV), 13 agosto 2014 – A ferragosto il Centro Ecumene (Velletri, Roma) festeggia i suoi sessant’anni. La ricorrenza sarà l’occasione di ricordare il passato per pensare il futuro: il campo di ferragosto servirà per dare spazio al momento di festa e di riflessione comune (per info: http://www.centroecumene.it)
Dopo essere stati malamente osteggiati e di conseguenza costretti ad abbandonare i colli umbri dove sarebbe dovuta sorgere la prima “Ecumene” (nel 1952), i giovani di allora non si persero d’animo e cercarono un altro luogo dove dar vita a uno spazio libero di incontro, studio, speranza. Nel 1954 quel posto fu trovato a Velletri, nella zona dei Castelli, che cinge Roma. Da allora il Centro Ecumene per sessant’anni ha rappresentato per la Chiesa metodista in Italia, e quindi per l’Unione delle chiese metodiste e valdesi, un luogo privilegiato di vita comunitaria, di studio, di preghiera ed elaborazione teologica. Generazioni si sono succedute a Ecumene nel lavoro, nell’espressione della vita comunitaria e della lode. Nei decenni il Centro Ecumene ha rappresentato un vero e proprio think tank del metodismo italiano, come ha mostrato il contributo di Paolo Naso durante il III convengo sul metodismo, tenutosi a Roma il 26 maggio presso l’Università La Sapienza (vedi NEV 21-22/2014): nei “Quaderni di Ecumene” sono oggi ancora rintracciabili le riflessioni di allora, a riprova dell’importanza che il centro ebbe per la vita della chiesa.
Immagini, documenti, foto e materiale d’archivio sono i protagonisti dell’anniversario di Ecumene solo accanto alle nuove elaborazioni e riflessioni: “l’anniversario è per noi l’occasione non solo per ricordare il passato, ma soprattutto per sognare, progettare, ed elaborare il futuro” ha dichiarato la diacona Alessandra Trotta, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), e ha aggiunto: “l’impegno di fedeltà allo spirito delle origini, nel mutare dei tempi, ha caratterizzato la vita del Centro negli anni a seguire: condivisione della quotidianità fra lavoro, studio e confronto aperto, intorno alla mensa, come nel tempo del riposo e del gioco; impegno di edificazione di una comunità inclusiva in cui si impara a crescere insieme nella libertà responsabile e solidale; riflessione sul rapporto fra fede e politica nell’interrogazione reciproca, libera da pregiudizi e fuori dagli steccati fra le diverse generazioni, fra credenti di ogni denominazione, come fra credenti e non credenti”.