Roma (NEV), 15 aprile 2015 – Lo scorso 9 aprile la Camera dei Deputati ha approvato con alcune modifiche la proposta di legge C. 2168 che introduce nel codice penale italiano il reato di tortura. Il ddl approvato con 244 sì, 14 no e 50 astenuti (M5Stelle) – e che dovrà comunque passare nuovamente all’approvazione del Senato -, ha tra i suoi riferimenti principali la convenzione ONU contro la Tortura, ratificata dall’Italia nel 1989.
“Quella approvata non è un’ottima legge – ha affermato Massimo Corti, presidente dell’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (ACAT) Italia -. Dà una definizione di tortura diversa da quella data dall’ONU, ma almeno è un passo in avanti. L’approvazione del disegno di legge riempie un buco di 30 anni”. L’iter parlamentare è arrivato a pochi giorni dalla sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per reati di tortura in riferimento ai fatti avvenuti all’interno della scuola Diaz in occasione del G8 di Genova nel 2001. “A distanza di quattordici anni dai fatti di Genova e dopo la sentenza della Corte di Strasburgo – ha dichiarato all’Agenzia NEV il deputato (PD) Luigi Lacquaniti, membro della chiesa valdese –, stiamo tentando di porre rimedio ad una lacuna legislativa introducendo il reato di tortura finora non contemplato dal nostro ordinamento. Nonostante qualche incertezza, il provvedimento permetterà d’ora in avanti di punire gli atti di tortura con la reclusione”.
Il senatore Lucio Malan (FI), valdese, ha invece sostenuto: “Chi è nelle mani dello Stato va trattato con ogni garanzia, e a Genova nel 2001 in diversi casi ciò non è avvenuto, le condanne tuttavia sono arrivate senza bisogno di reato specifico nel codice che, ad esempio, neanche in Germania e Svezia è contemplato. Oggi invece rischiamo di mettere nelle mani dei delinquenti i carabinieri e i poliziotti, che rischieranno da 5 a 12 anni anche per aver causato ‘sofferenze psicologiche’. Chi toccherà più un delinquente?”.