Tveit a Davos contro le disuguaglianze

A poche ore dal giuramento di Donald Trump, il Segretario del consiglio ecumenico delle chiese è intervenuto al World Economic Forum, ricercando negli Stati Uniti le disuguaglianze che piagano l'economia mondiale

Roma (NEV), 20 gennaio 2017 – Una “leadership globale” degna di questo nome dovrà mettere il tema della disuguaglianza al centro della sua agenda, e dovrà farlo subito. E’ questo il nucleo del discorso che il Segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, pastore Olav Fyske Tveit, ha indirizzato alla platea del World Economic Forum riunito a Davos, sulle alpi orientali della Svizzera; un summit quest’anno dedicato al tema della “leadership responsabile”.

Olav Fykse Tveit, Segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese

A poche ore dal giuramento presidenziale di Donald Trump, l’accento del leader ecumenico – che, lo ricordiamo, è a capo di un’organizzazione che raggruppa più di 350 chiese evangeliche, ortodosse e anglicane del mondo per un totale di 560 milioni di cristiani in 110 paesi – è caduto non a caso sugli Stati Uniti: “Il problema della disuguaglianza – ha esordito Tveit – è correlato alle radicate strutture sociali che discriminano in base alla classe, alla razza e al genere. Quello che sappiamo è che non tutti i bambini del mondo nascono con le stesse possibilità, in particolare questo non accade negli Stati Uniti, dove le ‘possibilità per ognuno’ sono spesso agitate come slogan. Nel giorno del giuramento del 45esimo presidente americano, un presidente eletto con il forte sostegno di coloro che temono di perdere i loro bianchi privilegi, in molti si chiedono cosa farà in merito la nuova amministrazione. Questo è il momento in cui da tutti i settori della società americana e di tutti gli altri paesi del mondo deve emergere un messaggio chiaro: né gli Stati Uniti né tanto meno il mondo hanno bisogno di ulteriori separazioni, divari, di più persone lasciate indietro ed escluse dallo sviluppo economico”.

Dopo l’affondo sull’attualità, Tveit ha denunciato il “problema morale” posto dall’attuale sistema economico e ha lanciato un accorato appello a tutti gli uomini di fede: “Un sistema economico che premia coloro che praticano lo sfruttamento, la corruzione e l’evasione fiscale, che genera una ricchezza senza fine per milionari e miliardari è disfunzionale; più di questo, è immorale. L’ineguaglianza nutre la povertà, e la povertà uccide. Ora più di sempre le chiese e le persone di fede devono rispondere alla chiamata del pellegrinaggio di giustizia e di pace per chiedere un’economia che abbracci e si prenda cura di tutti gli esseri umani, in particolare degli esclusi: degli impoveriti, delle donne, dei bambini, dei migranti. Nelle Scritture il Signore più e più volte esprime la propria preferenza ai poveri”.

Insieme a Olav Tveit, hanno partecipato al summit altri leader religiosi. Consapevole del fatto che in numerosi ambiti – dalla sicurezza alle migrazioni, dal commercio alla parità di genere, dagli investimenti allo sviluppo sostenibile – le religioni possono giocare un ruolo determinante nel mondo, da qualche anno il WEF ha infatti aggiunto alle tematiche economiche il ruolo delle fedi, cui dedica online uno spazio ad hoc.

Il discorso integrale di Tveit (in inglese) è disponibile a questo link.