Referendum, la chiesa di Scozia non si schiera

Il pastore Richard Frazer: "I singoli membri di Chiesa avranno sempre diritto alle proprie opinioni, ma in materia di indipendenza scozzese la Chiesa nel suo insieme conserverà una posizione di neutralità attiva"

Roma (NEV), 14 marzo 2017 – “I singoli membri di chiesa avranno sempre diritto alle proprie opinioni, ma in materia di indipendenza scozzese la Chiesa nel suo insieme conserverà una posizione di neutralità attiva”. Con queste parole il pastore Richard Frazer, presidente del Consiglio chiesa e società della Chiesa di Scozia, ha reso nota la posizione della chiesa nazionale, scossa anch’essa dall’annuncio della premier Nicola Sturgeon circa la convocazione di un nuovo referendum sulla permanenza del paese nel Regno Unito. Una consultazione già tenutasi il 18 settembre 2014 – allora vinsero gli unionisti con il 55,3% – ma che in vista della Brexit, cui gli scozzesi sono in maggioranza contrari (a giugno il 62% votò stay), il governo ritiene nuovamente necessaria.

Prima del referendum del 2016 la Chiesa di Scozia– una chiesa presbiteriana, riformata dalla teologia calvinista – si schierò apertamente a favore della permanenza del Regno Unito nell’Unione europea. La scelta europeista, ricorda Richard Frazer, “è stata la politica della nostra Chiesa sin dal 1996, e rimane la posizione attuale”. Tuttavia, il referendum per cui il governo Scozzese avvierà le procedure riguarderà unicamente la permanenza della Scozia del Regno Unito: una scelta su cui la Chiesa di Scozia non intende schierarsi, ma sulla quale promette di agevolare un dibattito “aperto” e “onesto”.

“Non è detto che il confronto su questo tema debba essere divisivo e acrimonioso. Al contrario – spiega Richard Frazer – coloro che parteciperanno al dibattito sul futuro della Scozia e del Regno Unito dovranno impegnarsi a dare vita a una discussione positiva e informata. Da parte sua – prosegue il pastore – la Chiesa di Scozia contribuirà al dibattito in maniera creativa e inclusiva. In entrambi gli schieramenti le persone portano avanti le proprie convinzioni con onestà e integrità, e in questo modo dovranno essere trattate, senza derisioni o denigrazioni. Nel momento in cui siamo chiamati a confrontarci con decisioni complesse e controverse, è importante comportarsi con tutta la delicatezza di cui disponiamo, riconoscendo l’umanità di tutti gli interessati”.

Nelle intenzioni scozzesi, il nuovo referendum dovrebbe tenersi tra l’autunno 2018 e la primavera 2019. Ma sull’opportunità di concedere il referendum il Parlamento di Westminster ha l’ultima parola.