Roma (NEV), 15 dicembre 2017 – “Nessuno al di fuori di Dio può o deve disporre il momento della morte propria o altrui. Ecco perché abbiamo sempre rifiutato qualsiasi ipotesi di aiuto attivo a morire, quale l’eutanasia attiva o l’assistenza al suicidio. Ma la nuova legge riconosce un principio per noi fondamentale: quando la morte è inevitabile, è preferibile dare la priorità a una fine dignitosa rispetto a un artificiale prolungamento della vita. Quel vuoto normativo, peraltro, abbandonava alla propria solitudine non solo il morente e i propri familiari, ma anche medici e operatori di cura, proprio nel momento dell’assunzione di decisioni di enorme rilievo. Da oggi non è più così – ha dichiarato Heiner Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) –. Sono davvero convinto che, come in tanti hanno sottolineato, oggi l’Italia abbia compiuto un grande passo di civiltà”.
Lo scorso marzo all’avvio della discussione del disegno di legge, proprio la CELI aveva fatto appello ai parlamentari italiani, sollecitando la discussione anche attraverso il “Vademecum per il fine vita da una prospettiva cristiana” elaborato dalla stessa CELI per offrire un orientamento sul tema delle direttive anticipate di trattamento da molteplici prospettive: teologica, etica, medica e giuridica.