Martin Luther King Day. Celebrato per la prima volta sotto Trump

Negli Stati Uniti ricorre oggi il #MKLDay, la festa dedicata al pastore battista che combatté e morì, quasi 50 anni fa, per la lotta dei diritti civili degli afroamericani

Roma (NEV), 15 gennaio 2018 – Tra ieri e oggi sono migliaia le celebrazioni organizzate negli Stati Uniti in occasione del “Martin Luther King Jr. Day”, festa civile in calendario ogni terzo lunedì di gennaio ed istituita nel 1986 dal presidente USA Ronald Reagan. La giornata, che solo dal 1993 su sollecitazione del presidente Bill Clinton viene celebrata in tutti i 50 Stati americani, rende omaggio al pastore battista Martin Luther King (1929-1968), paladino dei diritti civili e Premio Nobel per la pace. Una ricorrenza particolarmente sentita dalle chiese protestanti degli USA nel Cinquantenario della sua morte che ricorrerà il 4 aprile, quando fu assassinato a Memphis (Tennessee).

La novità di quest’anno, fanno notare da più parti esponenti di chiese, attivisti per la giustizia sociale e teologi progressisti, è il fatto che la Giornata dedicata alla figura americana emblema della lotta contro il razzismo e la violenza, si svolga per la prima volta sotto una presidenza USA che in riferimento a questi temi ha dimostrato di avere opinioni diametralmente opposte.

In occasione del Martin Luther King’s Day (#MLKDay) le comunità di fede promotrici della Campagna interreligiosa a favore dei poveri e per una rinascita morale, la “nuova” #PoorPeoplesCampaign – che riprende il nome da quella lanciata tra il 1967-68 dallo stesso Martin Luther King – ha scritto al presidente USA Donald Trump, chiedendogli di rivedere le sue politiche. Secondo i firmatari, esponenti del mondo laico e religioso USA, Trump dovrebbe fare buon uso del potere che detiene per combattere il razzismo e la povertà, definiti dagli estensori della lettera come sistemici, nonché la guerra economica, il militarsimo, e la devastazione ecologica. Ritenendo che il paese sia nel mezzo di una crisi nazionale, al presidente Trump scrivono: “Lei non ha migliorato lo stato della nazione, come invece sta affermando. Piuttosto, Lei e chi segue la Sua leadership, continuate a promuovere una guerra violenta e sistematica contro i poveri”.

Ieri, alla vigilia del #MLKDay2018, l’appello è stato presentato nel corso di una celebrazione interreligiosa dal pastore William Barber, primo firmatario, presso la Chiesa presbiteriana della Fifth Avenue di New York, durante la quale è intervenuto anche il sindaco della città, Bill De Blasio. La celebrazione si è conclusa con una marcia pacifica verso la Trump Tower per recapitare la lettera.

Tra gli attivisti religiosi che hanno voluto sottolineare le incongruenze tra l’essere cristiani e le politiche attuate dal presidente Trump, che pure si definisce tale, anche il pastore Paul Brandeis Raushenbush, scrittore e giornalista, pronipote del pastore battista che nel 19esimo secolo fu tra i protagonisti del “Social Gospel”. In un articolo dal titolo: “Sei tu un cristiano alla Martin Luther King?”, spiega come non esista un solo modo di essere cristiani, e che non tutti i leader credenti portino verso la libertà. “Onoriamo l’eredità di Martin Luther King mentre su questa giornata aleggia l’ombra di Donald Trump, eletto con il sostegno della maggioranza dei cristiani bianchi d’America” scrive Rauschenbush, che è vicepresidente dell’Auburn Theological Seminary di New York. “Oggi, come ai tempi di King, – ricorda – siamo in un momento della storia in cui non tutti i cristiani che ne invocano l’eredità, rappresentano sinceramente la visione che King ebbe per l’America”, ed elenca una serie di dichiarazioni e citazioni del pastore afroamericano, che con ogni evidenza non rispecchiano le categorie teologiche di chi oggi siede alla Casa Bianca.

E intanto, il Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli USA (NCCCUSA) – un organismo che raccoglie 38 chiese in rappresentanza di oltre 45 milioni di credenti – con un tweet annuncia la propria partecipazione al grande raduno #rally2endracism in agenda il prossimo 4 aprile, che si terrà a Washington e Memphis, per il Cinquantesimo anniversario della morte del paladino afroamericano della non-violenza.