Roma (NEV), 6 luglio 2018 – “Su di te sia la pace. Cristiani insieme per il Medio Oriente”, con questo motto domani a Bari si riuniranno decine di leader cristiani mediorientali di varie confessioni, per un incontro ecumenico di preghiera promosso da papa Francesco.
Tra i numerosi partecipanti figura anche Souraya Bechealany, segretario generale del Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC), libanese maronita e docente di teologia presso l’Università “Saint-Joseph” di Beirut.
Attesi a Bari, tra gli altri, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I; il metropolita Hilarion in rappresentanza del patriarca russo Kirill; il patriarca greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa Theodoros II; per le chiese copte ortodosse papa Tawadros II; il patriarca siro-ortodosso di Antiochia Aphrem II; il patriarca caldeo, cardinale Louis Sako; il vescovo Sani Ibrahim Azar della Chiesa evangelica luterana in Giordania e Terra Santa.
Souraya Bechealany (MECC), intervenuta in occasione della recente Assemblea della Conferenza delle chiese europee (KEK) a Novi Sad in Serbia, aveva sottolineato l’importanza in Medio Oriente della relazione tra comunità cristiane e musulmane, ricordando: “non parlate al posto nostro, non pensate al posto nostro, non decidete per noi. Riflettiamo insieme, uniti nella Parola e nella testimonianza”. Alla vigilia dell’incontro barese l’abbiamo intervistata.
Souraya Bechealany, le statistiche parlano chiaro: il numero dei cristiani in Medio Oriente è in declino da decenni, specialmente nei paesi in conflitto. In che modo le comunità cristiane presenti nella regione vivono questa situazione?
La paura è viva nei cristiani, naturalmente. Un sentimento umano e più che fondato. Ma questa paura è presente in tutte le popolazioni del Medio Oriente. Tutti sono esposti all’incertezza, all’oppressione, alla povertà, alla persecuzione. Per questo va fatto appello affinché si agisca a livello internazionale per salvare l’uomo, ogni uomo; e per salvare la società, tutte le società in Medio Oriente.
Lei ha ripetuto più volte che nel contesto mediorientale i cristiani sono importanti per i musulmani e viceversa. Può spiegare meglio questa relazione, che sembra essere in pericolo oggi?
La fede cristiana ha il suo fondamento nella comunione della Santa Trinità. È quindi fondata nell’unità della diversità. Parlare di diversità significa saper accogliere l’altro in quanto “Altro”, in quanto diverso da me, e con il quale sono chiamata a vivere in comunione. Dobbiamo coltivare questa comunione, questa apertura verso e nei confronti dell’Altro, verso gli altri, tutti gli altri. Di qui l’importanza del principio dell’alterità.
La presenza cristiana in Medio Oriente si iscrive in questo movimento di alterità, e di unità nella diversità. È importante non solo per i cristiani, ma anche per i musulmani, e direi, per il mondo. Dovessero i cristiani sparire da questa regione, i primi a rimetterci sarebbero gli stessi musulmani, e il mondo intero poi. Perché perderemmo l’ancestrale “vis-à-vis” con i musulmani, con nostro fratello diverso e altro. Avremmo destabilizzato l’equilibrio geopolitico e demografico della regione, e quindi del mondo; e così indeboliti, verrebbe meno il diritto all’esistenza di ogni cittadino e cittadina di questa regione.
Cosa si aspetta da questo incontro ecumenico di preghiera per i cristiani del Medio Oriente domani a Bari?
Un kairos, un momento favorevole “per lo Spirito Santo e per la Chiesa”, dove “insieme ascolteremo ciò che lo Spirito dice oggi alle chiese”, e ci lasceremo guidare audacemente da Lui per giungere alla giustizia e alla pace.
Lei sarà l’unica donna leader di questo incontro. Cristiana e libanese, ritiene che le donne – di tutte le confessioni e religioni – abbiano un ruolo da svolgere in questa ricerca di pace e giustizia?
Sono certa che le donne non solo possono svolgere un ruolo importante nella ricerca della pace e della giustizia, ma so anche che già lo stanno facendo. Anzi, direi di più: la donna non solo “svolge” questo ruolo, ma è intrinsecamente un essere di pace, sempre che resti fedele a se stessa, e cioè “viva e che dà la vita”.
Qual è il Suo più grande desiderio per il futuro della regione?
Uguaglianza e fratellanza tra tutti, diritto alla libertà religiosa, politica e sociale, alla cittadinanza per tutti, all’educazione, e ad una maggiore cura per l’ambiente e il Creato.
Il Consiglio delle chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches, MECC), fondato nel 1974 a Nicosia (Cipro) e attualmente con sede a Beirut (Libano), ha lo scopo di facilitare la convergenza delle comunità cristiane mediorientali su temi di comune interesse.