La chiesa valdese saluta il Giro

A San Secondo, sotto il cui tempio passerà la tappa del Giro d’Italia numero 12, appare uno striscione di benvenuto alla corsa ciclistica, giunta alla sua 102^ edizione. È la prima volta che il Giro passa in Val Pellice, nel cuore delle valli valdesi

Roma (NEV), 23 maggio 2019 – “Visto che il Giro passa sotto il tempio, ci adeguiamo…” scrive così su facebook il pastore valdese di San Secondo, Claudio Pasquet, a didascalia della foto di uno striscione su cui si legge “La chiesa valdese saluta il Giro”. La tappa numero 12 Cuneo-Pinerolo del 102° Giro d’Italia passa per la prima volta così vicino al cuore delle valli valdesi, all’imboccatura della val Pellice, fra giovedì 23 e venerdì 24 maggio.

Le “valli valdesi”, nelle Alpi Cozie, comprendono la val Pellice, fra Angrogna e Luserna, la val Germanasca fra Prali e Massello, e la bassa val Chisone dal vallone di Roccapiatta a Pomaretto. Sul sito della Società di studi valdesi si può leggere una sintesi della lunga storia di questi luoghi, dove oggi vive circa la metà dei valdesi presenti in Italia. Dal Medioevo, terra di passaggio e predicazione dei Poveri di Lione; terra dei predicatori itineranti nel Cinquecento; terra di occupazione francese, di tentativi di repressione, di persecuzioni, di lotte e di fughe, di editti, fino a quello di Ristabilimento del 1694, quando i valdesi dopo l’esilio in Svizzera e il Glorioso Rimpatrio rientrarono in possesso dei loro beni. Momento cruciale, la concessione dei diritti civili da parte di Carlo Alberto, il 17 febbraio 1848.

Sempre in tema sportivo e memoriale, Riforma.it, il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia, dedica un articolo del direttore Alberto Corsani ai 70 anni dallo storico Giro d’Italia del 1949, seguito per il Corriere della sera da Dino Buzzati: “un Giro epico, uno dei tanti che videro la lotta strenua fra Bartali e Coppi”. Anche se la fine della corsa sancisce la sconfitta del toscano “nondimeno, pur distanziati, entrambi sono protagonisti di una tenzone in cui ogni italiano o italiana poteva vedere Ettore o Achille, ai quali Buzzati li paragona, dicendo del toscano: ‘… era uno spettacolo quell’uomo solo nella selvaggia gola in lotta disperata contro gli anni (…). Senza più vedersi perché ogni minuto si ampliava tra di loro la barriera di valloni, di rupi, di foreste, gli avversari lottarono fino alla fine’. Il giorno dopo fu la volta della Pinerolo-Torino, tappa a cronometro. L’unica gara – scrive Buzzati quasi evangelicamente – ‘dove gli ultimi arrivano per primi e i primi arrivano per ultimi’”.

La tappa precedente del Giro, vinta dall’australiano Caleb Ewan, vede ancora Valerio Conti in Maglia rosa, in testa alla classifica generale.

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