Cristiani europei, populismo e diritti umani

A Malaga (Spagna) la conferenza "Alternative al populismo dalla prospettiva dei diritti umani" convocata dalla Conferenza delle chiese europee (KEK)

Roma (NEV), 23 ottobre 2019 – “Abbiate speranza, non paura” è il titolo del documento finale approvato dai partecipanti all’incontro “Alternative al populismo dal punto di vista dei diritti umani”, tenutosi a Malaga (Spagna) dal 17 al 19 ottobre scorsi.

Convocato dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) e ospitato dal Centro ecumenico di Los Rubios della Chiesa evangelica in Spagna, l’evento ha raccolto 40 tra rappresentati di chiese europee, esperti di diritti umani, esponenti delle comunità ebraiche e musulmane.

“Il riferimento alla speranza intende sottolineare la ricchezza di un discorso di fede orientato alla fiducia, all’amore verso l’altro chiunque egli o ella sia, e al superamento dei nostri confini di appartenenza”, ha spiegato il pastore Luca Baratto, segretario esecutivo della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), presente all’incontro.

Gli interventi degli esperti – ma anche la testimonianza di chi vive in paesi come la Polonia, l’Ungheria e l’Italia stessa, in cui la presenza di partiti populisti è arrivata fino al governo – hanno confermato come la retorica populista faccia invece leva sulle paure di parte delle popolazioni europee e sulla contrapposizione nella società tra un “noi” e un “loro” che colpisce in modo particolare le minoranze – etniche, religiose o culturali.

I diversi interventi hanno collegato il discorso populista alla restrizione delle libertà e dei diritti delle minoranze, come pure all’aumento di episodi di antisemitismo e di islamofobia. Fenomeni, questi ultimi, accanto ai quali sta emergendo anche la cristianofobia che colpisce per esempio i converti al cristianesimo provenienti da altre religioni. “E’ però vero che la maggior parte degli atti vandalici contro chiese cristiane è legato alla loro posizione a favore dei migranti o di altre minoranze”, precisa Baratto.

Sebbene la religione sia utilizzata dalla retorica populista per cementare l’identità della maggioranza contro le minoranze, il documento finale dell’incontro sottolinea come “le chiese si trovino in molte zone d’Europa in una posizione unica per contrastare il pensiero e le azioni populiste”, in particolare coinvolgendo la “maggioranza silenziosa e disinteressata” di cittadini europei nella lotta a favore della democrazia e dei diritti umani, e aiutando le persone spaventate e disorientate nel cadere nelle “trappole dell’autoritarismo e delle ideologie illiberali”. Particolare importanza è stata inoltre attribuita al dialogo, ma soprattutto all’azione, interreligiosa – alla capacità di leader e comunità di fede diverse di agire insieme.

Tra gli oratori dell’incontro, Ibrahim Salama dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), Bettina Krause dell’Associazione internazionale per la libertà religiosa (IRLA), Fernand de Varennes, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle questioni delle minoranze, Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea (COMECE), il metropolita Emmanuel di Francia, Hajar Al-Kaddo del Forum ederazione dei giovani musulmani europei, Thomas Wipf presidente del Consiglio europeo dei leader religiosi, Julia Mozer della Jewish Contribution for an Inclusive Europe (CEJI), Shari Brown segretaria esecutiva della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME).

Tra i partecipanti era presente anche Elisabetta Ribet dell’Università di Strasburgo e del Centro studi Confronti.