SCHEDA. Protestanti, evangelici, evangelicals

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Le chiese nate dalla Riforma del XVI secolo e quelle sorte successivamente sullo stesso solco storico e spirituale possono venire chiamate protestanti o evangeliche, usando due termini che hanno un’origine e un’enfasi diversa.

Il termine “protestante” è stato usato per la prima volta in Germania durante la seconda Dieta di Spira nel 1529, quando l’imperatore Carlo V, annullando una precedente decisione, impose a tutti i principi tedeschi l’abbandono delle idee sostenute da Martin Lutero e il ritorno all’obbedienza alla chiesa di Roma. I Principi favorevoli a Lutero non accettarono l’imposizione ed espressero la loro rimostranza con un documento rivolto a Carlo V: “Noi protestiamo davanti a Dio… il quale è l’unico a scrutare i cuori di tutti noi, li conosce e un giorno li giudicherà… e altresì dinanzi a tutti gli uomini e le creature che noi non consentiamo né accettiamo in alcun modo” il decreto dell’imperatore. La parola “protestante” rimanda così a un fatto storico ed è stata inizialmente usata dagli oppositori per definire i seguaci delle idee della Riforma.

La parola “evangelico” ha invece un carattere teologico, e indica il riferimento di fede fondamentale delle chiese della Riforma, cioè l’Evangelo. Inizialmente utilizzata per indicare tutti coloro che intendevano riportare la fede cristiana a un più evidente fondamento biblico rispetto alla teologia della chiesa medievale, la parola “evangelico” si restrinse a indicare i seguaci del pensiero dei riformatori che metteva al centro di ogni riflessione proprio la Bibbia, per cercare nello studio dei suoi testi l’autenticità di fede della chiesa primitiva e la possibilità di vivere un cristianesimo più legato alla predicazione di Gesù, libero dalle tradizioni, spesso fuorvianti, accumulatesi nei secoli. In questo senso tutte le chiese protestanti sono e si definiscono “evangeliche” – cioè hanno questo basilare riferimento teologico – e spesso lo evidenziano nei loro stessi nomi. In Germania la chiesa protestante si chiama semplicemente Chiesa evangelica tedesca, mentre in Italia abbiamo la Chiesa evangelica valdese e l’Unione delle chiese evangeliche battiste, solo per citare alcuni esempi.

Più recentemente, il termine “evangelico”, soprattutto nell’ambito della lingua inglese, è stato scelto da alcuni movimenti protestanti per distinguersi in opposizione a un cristianesimo definito “liberale”. Si parla così di “evangelicals” riferendosi a un movimento transdenominazionale che, non identificandosi in nessuna chiesa in particolare, raggruppa tutti coloro che si sentono accomunati da una lettura spesso letteralista della Bibbia, ne sostengono l’inerranza, quindi l’impossibilità di errore, sottolineano la necessità di una conversione personale o “nuova nascita” e la priorità dell’evangelizzazione, e propongono un’etica costituita da valori morali conservatori. Gli “evangelicals” sono un movimento sviluppatosi prevalentemente nel mondo di lingua inglese, e negli Stati Uniti in modo particolare, dove il loro peso politico è rilevante. Da alcuni anni, fenomeni evangelicali hanno iniziato a interessare anche l’America latina, fra cui il Brasile, l’Africa e l’Asia. In Italia e in Europa sono presenti chiese e movimenti che si rifanno alle medesime caratteristiche, ma non hanno una precisa corrispondenza. Neppure esiste una traduzione appropriata della parola inglese: per non confonderla con la definizione di “evangelico” risalente al XVI secolo, alcuni protestanti italiani parlano di movimento e chiese “evangelicali”, ma si tratta di un neologismo su cui non tutti sono d’accordo. È quindi molto facile confondere le due definizioni e parlare in modo confuso e inappropriato di chiese evangeliche e movimenti evangelicali.          (maggio 2020)