Alla “Chiesa evangelica valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi” fa capo una popolazione complessiva di circa 25.000 persone, distribuita in 150 chiese locali (di cui 4 in Svizzera), suddivise in 4 distretti, ciascuno con una propria conferenza annuale e propri organi esecutivi. Massimo organo decisionale dell’Unione è il Sinodo e si tiene una volta l’anno a Torre Pellice (TO).
Le amministrazioni ecclesiastiche gestiscono una serie di istituzioni culturali, educative e assistenziali, tra cui la Facoltà valdese di teologia a Roma per la formazione dei pastori e delle pastore, la casa editrice Claudiana a Torino, il settimanale Riforma, la Diaconia valdese.
Dal 1984 i rapporti tra le chiese metodiste e valdesi e lo Stato italiano sono regolati da una Intesa (legge 449/1984), sulla base dell’art. 8 della Costituzione.
In Italia il processo di integrazione tra le due chiese (unico nel suo genere) si è concluso con il Patto di integrazione del 1975 e il Sinodo unico del 1979. Con il Patto di integrazione nasce anche l’“Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia” (OPCEMI).
Al centro della vita religiosa ed ecclesiastica le chiese metodiste e valdesi pongono la Bibbia, che viene letta e interpretata come “Parola di Dio” senza tuttavia rifiutare l’apporto della critica biblica e le ricerche storiche e teologiche; esse rifiutano di conseguenza ogni forma di ministerio sacerdotale e di gerarchia personale.
In linea di principio i pastori (il 30% dei quali è donna) non si distinguono dai laici se non perché essi svolgono con regolarità e con un riconoscimento specifico i compiti che sono prerogativa di tutti i credenti.
Cenni storici
Valdesi – I valdesi derivano il proprio nome da Valdo (o Valdesio), un mercante di Lione morto attorno al 1206, fondatore di un movimento pauperistico laico detto dei “poveri di Lione”, che si diffuse poi come movimento di protesta ecclesiale in Italia e in Europa, negli anni appena precedenti a Francesco d’Assisi. Subiscono persecuzioni dall’Inquisizione. I valdesi sopravvissuti nelle valli del pinerolese aderiscono nel 1532 alla Riforma protestante (Chanforan). Dopo il massacro dei valdesi di Calabria (1561), sopravvivono nelle valli del Piemonte, nonostante i tentativi di sterminio del 1560, del 1655 e del 1686. Ottengono la parità dei diritti e la libertà religiosa nel 1848. Da allora si diffondono in tutta Italia. Seguono la confessione di fede riformata del 1655 e hanno un’organizzazione sinodale-rappresentativa. In seguito ai flussi migratori partiti dall’Italia già dall’800, alcune migliaia di valdesi sono presenti nell’area del Rio de la Plata in Uruguay e Argentina, e riuniti nell’Iglesia valdense.
Metodisti – Nascono nel XVIII secolo in Inghilterra con un vasto movimento di risveglio religioso ad opera di John Wesley (1703-1791), la cui caratteristica era quella di predicare all’aperto, nelle città come nelle campagne, percorrendo, a cavallo o a piedi, oltre 360.000 chilometri. “Il mondo è la mia parrocchia” fu da subito il suo motto, che lo portò a fare delle piazze, delle case, di ogni spazio di vita quotidiana i luoghi di una rinnovata fede cristiana. In Italia i metodisti si inseriscono nel risveglio culturale e religioso del Risorgimento, con l’arrivo nel 1859 di William Arthur, segretario della Wesleyan Methodist Missionary Society di Londra. Sebbene originate da missioni estere, le chiese metodiste si interpretarono subito come una componente attiva e dialogante della società italiana. Si riconoscono nella confessione di fede del 1655 e hanno lo stesso ordinamento sinodale-rappresentativo dei valdesi. Sono diffusi in tutta Italia.