Metodisti. Manocchio: “Lavoriamo a buone pratiche locali e internazionali”

Il 24 maggio scorso si è svolta, in modalità telematica, la Consultazione metodista. A partire dalla relazione annuale, che rappresenta non solo lo stato dell’arte del lavoro metodista, ma anche una sorta di documento programmatico per il lavoro futuro, i partecipanti hanno tracciato la rotta per il dopo-covid

Roma (NEV), 28 maggio 2020 – La Consultazione metodista, consueto momento di incontro e confronto delle comunità metodiste, si è svolto quest’anno in modalità telematica a causa del coronavirus. La presidente del Comitato permanente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), pastora Mirella Manocchio, ha raccontato all’agenzia NEV le sue impressioni sul lavoro svolto e sulle strategie future.

“Abbiamo fatto un tentativo di riflessione e scambio che ha dato feedback molto positivi – ha dichiarato la presidente Manocchio –. Certamente ci è mancato lo stare insieme di persona, e anche la possibilità di un dibattito ampio a causa dei tempi contingentati è stata leggermente ridotta. La dimensione virtuale ha fatto mancare quei momenti extra per stare insieme tra fratelli e sorelle, quelle situazioni di condivisione libera e di preghiera in cui si sta vicini e che siamo sempre stati abituati a vivere durante le Consultazioni, prima del coronavirus. Ciò nonostante siamo riusciti a fare di necessità virtù e abbiamo ottenuto dei risultati inaspettati in termini di proposte”.

Molte idee e prospettive future sono emerse dalla Consultazione, che ha rappresentato anche l’occasione per fare il punto su alcuni progetti già in essere e su altri che stanno per avere inizio. A settembre partirà un progetto che riguarda i giovani, sulle questioni ambientali, che coinvolgerà diversi paesi fra cui Zambia, Argentina e Italia.

Mirella Manocchio

“Stiamo lavorando anche a progetti musicali e sociali, che vedranno impegnate le nostre chiese – ha continuato Mirella Manocchio –. Obiettivo è quello di una maggiore condivisione e lettura del territorio, in rete fra associazioni, enti e comunità, anche in collaborazione con la Diaconia valdese (CSD) che ha le sue specifiche competenze. Stiamo lavorando allo sviluppo e alla divulgazione di buone pratiche sia a livello locale sia a livello internazionale”.

Non sono mancate le riflessioni sulla pandemia da coronavirus: “Il covid-2019 ci ha cambiati singolarmente, come chiese e come società e su questo è necessario riflettere per il futuro – ha concluso la pastora Manocchio -. Dobbiamo continuare a interrogarci anche sull’uso delle tecnologie e dei social. Quali sono gli orizzonti che abbiamo di fronte? Un uso sapiente di questi strumenti non è sempre facile ed è fondamentale non sostituire il lavoro e l’incontro fra credenti, ma implementarlo”.

Il Comitato permanente, insieme alle persone partecipanti, sorelle e fratelli delle chiese locali, consiglieri e iscritti a ruolo impegnati nelle chiese metodiste, direttori e direttrici, membri dei comitati delle opere, hanno discusso, nel corso della giornata del 24 maggio, su molti temi. Dalla testimonianza nel contesto post secolarizzato o di post modernità di cui la crescente aconfessionalità è una caratteristica, al futuro del cristianesimo, dalla globalizzazione all’individualizzazione, dalle nuove povertà all’impegno ecumenico.

Nella relazione annuale, che rappresenta non solo lo stato dell’arte del lavoro metodista, ma anche una sorta di documento programmatico per imbastire il lavoro dei prossimi mesi, sono stati affrontati i temi della formazione lavorativa, del supporto a start up con sensibilità ambientale e che
vogliano assumere categorie svantaggiate, dell’impegno sociale. Le iniziative metodiste spaziano dalla scuola di italiano per stranieri al sostegno dell’agricoltura sostenibile, vedi il “Progetto Rosarno”, alle Opere e i centri diaconali. Molto vivi i rapporti internazionali, anche ecumenici, e le collaborazioni a livello mondiale (con il World Methodist Council e la Conferenza Metodista Mondiale).


L’OPCEMI è membro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Le chiese metodiste nascono nel XVIII secolo in Inghilterra da un movimento di risveglio religioso, diffusosi in seguito in America e in altri paesi. In Italia si costituiscono gruppi metodisti ad opera di predicatori inglesi e americani nel XIX secolo, nel contesto di risveglio culturale del Risorgimento. Durante il ventennio fascista la missione americana, duramente colpita dal regime, viene inglobata da quella britannica. Nel 1961 nasce la Conferenza metodista d’Italia, emancipata dalla Conferenza britannica. Attualmente i metodisti italiani sono circa 5.000, diffusi in tutto il territorio del paese, e fanno parte del Consiglio metodista mondiale, che conta circa 70 milioni di fedeli in 130 paesi. I metodisti fanno inoltre parte del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), della Conferenza delle chiese europee (KEK) e della Comunione delle chiese protestanti europee (CCPE-Concordia di Leuenberg). Dal 1979 valdesi e metodisti sono unti in un patto d’integrazione che ha dato vita alla Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi). Le due chiese hanno in comune l’organizzazione sinodale-rappresentativa, l’amministrazione (Tavola valdese) e il corpo pastorale; rimangono invece distinte la rappresentanza ecumenica, la gestione patrimoniale e i rapporti internazionali con le chiese sorelle. I rapporti con lo Stato italiano sono regolati dall’Intesa del 1984.