Roma (NEV), 24 ottobre 2020 – “E’ un momento molto difficile per Napoli: non si doveva arrivare a questo, la gente è davvero esasperata. La violenza va condannata, certamente, abbiamo visto delle scene molto pesanti, ma è una protesta che va anche compresa”. Così, all’indomani della notte di proteste e scontri nel capoluogo partenopeo, Cordelia Vitiello, vicepresidente del Concistoro della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), presidente dell’Ospedale Evangelico Betania di Napoli, nonché membro del Consiglio della Federazione luterana mondiale (FLM).
Di “veri e propri episodi di guerriglia urbana” ha parlato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese esprimendo “solidarietà e vicinanza” alle forze di polizia. La protesta contro il mini lockdown locale è scoppiata dopo l’annuncio del governatore della Campania Vincenzo De Luca di voler chiudere tutta la regione. “Continueremo a seguire la nostra linea di rigore, senza cambiare di una virgola, come è nostro dovere fare”, ha ribadito oggi De Luca. La Digos intanto ha arrestato con l’accusa di violenze, danneggiamenti e resistenza due persone, già processate per direttissima e condannate.
Ma chi c’era in piazza, a Napoli?
“Non credo fossero gli esercenti, i negozianti impauriti dalla chiusura e basta, per essere chiari, ma è pur vero che ieri era cominciata una protesta generale contro i provvedimenti annunciati dal governatore – dichiara Cordelia Vitiello – . La percezione è che noi campani veniamo discriminati, a livello nazionale, rispetto alle nostre opportunità come cittadini. C’è un clima di crescente ostilità verso la politica, anche verso chi ha avuto successo a livello elettorale. La gente vuole lavorare, la didattica a distanza in un territorio come il nostro significa anche profonde disuguaglianze nell’accesso alla scuola e nella possibilità di continuare o meno a seguire le lezioni. E’ ovvio che poi questo disagio venga cavalcato da più parti, da chi ha interesse a farlo”.
Lo scorso marzo l’esponente luterana ha avuto il Covid. “Oggi sto meglio, sono del tutto guarita – continua – , ho ancora gli anticorpi alti e un senso di stanchezza, dovuto però molto probabilmente al carico di lavoro”. L’ospedale Betania, infatti, è tornato “in prima linea”. 158 posti letto, la struttura religiosa – privata, ma con vari servizi, tra cui il Pronto soccorso pubblico, aperti a tutti – era entrata nella rete regionale Covid, nel periodo di maggiore emergenza sanitaria, durante il primo lockdown.
“Siamo in difficoltà: da venti giorni abbiamo chiesto alla regione e alle istituzioni competenti cosa dobbiamo fare ma non abbiamo ancora avuto risposte concrete, rispetto alla gestione di questa nuova fase e al contributo che possiamo e vogliamo dare.
Per quanto ci riguarda, cerchiamo di tutelare al massimo il nostro personale – 440 persone tra personale medico, infermieri, amministrativi e operatori sanitari – ma non nego che ci sentiamo un po’ soli”. A breve il nosocomio attiverà un “camper solidale” all’esterno della struttura, che funzionerà “come un filtro di accesso” per tutto ciò che riguarda le problematiche connesse al Covid19. Da una settimana, inoltre, l’ospedale è anche in grado di processare i tamponi che esegue.
“Questa seconda fase, al momento, è caratterizzata da una confusione ancora maggiore della prima, mi spiace dirlo ma il clima e la percezione dei cittadini sono di grande disorganizzazione – conclude Vitellio – . Fortunatamente, per quanto riguarda la nostra comunità e il nostro lavoro quotidiano, le chiese luterane mondiali ci sostengono e ci hanno supportato nella prima fase, così come la Tavola valdese, che ci aiuta sempre. Continuano a farlo, noi ci stiamo attrezzando e organizzando per le prossime settimane, purtroppo la verità è che ci stiamo preparando al peggio”.
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