Roma (NEV/Confronti.net), 11 novembre 2020 – Pubblichiamo qui l’incipit di un ampio articolo di Paolo Naso, docente di scienza politica e grande esperto di Usa, con un’analisi del voto negli Stati Uniti, che sarà pubblicato sul prossimo numero di Confronti, in vendita dal 1^ dicembre (e disponibile ovviamente per tutti gli abbonati alla rivista).
“La Bible Belt, la fascia della Bibbia che comprende gli stati tradizionalmente fedeli ai conservatori del Grand Old Party repubblicano, non ha tradito Donald Trump che, con la sola eccezione della Georgia, ha vinto ovunque. Dalla Florida al Texas, là dove più forte è l’influenza del conservatorismo evangelical, Trump ha vinto senza grandi difficoltà. Ha dovuto trepidare un po’ in North Carolina ma, anche lì, ha potuto piantare la bandierina rossa del voto repubblicano. Gli evangelical non hanno tradito il loro presidente che a noi europei apparirà anche inadeguato al ruolo che ha svolto e persino tracotante nella sua comunicazione pubblica, ma ai loro occhi resta il bastione più sicuro contro l’ondata liberal che tradirebbe i valori americani dell’America benedetta da Dio e destinata a una grande missione politica e spirituale. “Make America Great, Again” – facciamo di nuovo grande l’America – è stato uno slogan efficace che, cogliendo il disagio di importanti fasce di ceto medio spinte verso la linea della povertà, ha suscitato una reazione nostalgica e reazionaria. E, come spesso accade negli Stati Uniti, questo processo si è ammantato di contenuti religiosi che la Destra di Trump e Pence ha saputo interpretare assai meglio dei Dem.
Il voto religioso vira a destra
Più in dettaglio, il voto per le presidenziali ha confermato schieramenti religiosi tendenzialmente consolidati e ben registrati dal Pew Forum: in netta prevalenza votano per i Democrats i protestanti delle black churches afroamericane (80%), i buddhisti (70%), gli induisti 60%), gli ebrei (64%), i musulmani (62%). All’opposto si schierano in maggioranza per i Repubblicani la galassia evangelical (56%) e i mormoni (70%). Più bilanciato il voto tra i cattolici (44 per i democratici e 37% per i Repubblicani), i protestanti “mainline” (44% per i Repubblicani, 40% per i Democratici) e gli ortodossi (rispettivamente 34% e 44%). Spinto soprattutto dalla galassia evangelical, il “voto religioso” nel suo complesso vira nettamente a destra mentre quello dei “nones” – quelli che alla richiesta della loro affiliazione religiosa rispondono “none”, nessuna – va nettamente a favore dei Democrats (54%, contro un assai più modesto 23 % ai conservatori e un 22% di indecisi o astensionisti)”. […]
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