Il “covid” al tempo di Lutero: non mettere in pericolo gli altri per negligenza

Roma (NEV), 16 novembre 2020 – Sta circolando da alcuni giorni sui social un testo del riformatore Martin Lutero che sembra parlare di covid.

“Chiederò a Dio, per misericordia, di proteggerci. Poi disinfesterò con il fumo, per aiutare a purificare l’aria, darò delle medicine e le prenderò. Eviterò i luoghi e le persone dove la mia presenza non è necessaria, per non essere contaminato e non mettere in pericolo gli altri, per non causare la loro morte a seguito della mia negligenza. Se Dio vorrà prendermi, mi troverà sicuramente e avrò fatto ciò che si attendeva da me, senza essere responsabile né della mia propria morte né della morte degli altri. Se il mio prossimo ha bisogno di me, non eviterò né luoghi né persone, ma andrò liberamente come detto sopra. Vedete, è una tale fede che teme Dio, perché non è né impetuosa né temeraria e non tenta Dio”.

Diversi pastori e pastore protestanti hanno condiviso sulle loro pagine questo testo, fra cui Sergio Manna, cappellano clinico e docente di pastorale clinica presso la Facoltà valdese di Teologia e volontario per il 118, e la pastora Letizia Tomassone, docente di Studi femministi e di genere presso la medesima facoltà. Ed è sulla pagina di quest’ultima che Paolo Tognina, teologo “prestato” al giornalismo, caporedattore di “Voce Evangelica”, precisa in un commento: “Sono pensieri che si trovano nel testo di Lutero intitolato ‘Ob man vor dem Sterben fliehen möge’, del 1527, nel quale il Riformatore riflette sulla peste nuovamente scoppiata a Wittenberg”.