Roma (NEV), 1° febbraio 2021 – Fermarsi ogni giorno alle 6 di sera per pregare gli uni per le altre, a partire da oggi 1° febbraio. E’ questa la proposta lanciata dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e dall’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, lo scorso 26 gennaio, giorno in cui la Gran Bretagna ha raggiunto le 100mila vittime di Covid.
“Centomila non è solo una cifra astratta – hanno scritto in una lettera alla nazione Welby e Cottrell -. Ogni numero è una persona: qualcuno che abbiamo amato e qualcuno che ci ha amato. E noi anche crediamo che ognuna di queste persone fosse conosciuta e amata da Dio”.
Le due più alte cariche della Chiesa d’Inghilterra hanno inoltre invitato tutti a sentirsi reciprocamente responsabili, non solo seguendo i protocolli sanitari, ma anche nell’aver cura gli uni degli altri, sostenendo le persone più vulnerabili. “Sappiamo – si legge nella lettera – che le comunità più povere, i gruppi etnici di minoranza, le persone disabili sono afflitte in modo sproporzionato e reclamano guarigione dalle ineguaglianze” di cui sono vittime.
“E’ giunto il momento di prenderci una pausa nelle nostre giornate per riflettere sull’enormità di questa pandemia”, hanno sottolineato i due arcivescovi anglicani. Un’enormità che ha causato a molti la perdita del lavoro e dei mezzi di sostentamento; procurato ansia, solitudine e sfiducia in altri; costretto a lasciar andare i nostri cari senza poterli salutare adeguatamente. A fronte di tutto ciò, “dobbiamo tornare a prenderci cura gli uni delle altre; e pregare è una forma di cura e un’espressione d’amore”, hanno concluso Welby e Cottrell.
L’invito è stato accolto dai responsabili di altre chiese, tra i quali il pastore Richard Teal e Carolyn Lawrence, rispettivamente presidente e vice presidente della Conferenza metodista britannica.