Gli Usa verso il riconoscimento del genocidio armeno

Il 24 aprile ricorre il 106mo anniversario della memoria dell'eccidio di cui fu vittima il popolo armeno nel 1915. In questa giornata il presidente Biden dovrebbe riconoscere ufficialmente il genocidio. Il Consiglio ecumenico delle chiese gli ha indirizzato una lettera proprio per chiedere questa presa di posizione, "contro" la Turchia di Erdogan.

Monumento al genocidio armeno, nella capitale, Yerevan. Photo by Amir Kh on Unsplash

Roma (NEV), 23 aprile 2021 – Riconoscere il genocidio armeno. Lo ha chiesto al presidente Joe Biden in una lettera padre Ioan Sauca, segretario generale facente funzione del Consiglio ecumenico delle chiese (WCC).

“Gentile Presidente Biden – si legge nella missiva -, mentre ci avviciniamo al 106 ° anniversario del genocidio armeno, compiuto dall’Impero Ottomano dal 1915 al 1923, provocando la morte di 1,5 milioni di armeni, ci troviamo di nuovo di fronte alla realtà che questa tragedia non è stata ancora ufficialmente riconosciuta da molte autorità mondiali, compresi gli Stati Uniti. Il riconoscimento del genocidio armeno è una questione di principio fondamentale, un passo essenziale verso la riconciliazione e la giustizia e, cosa più importante, una misura vitale per la prevenzione di ogni altro genocidio, oggi e in futuro. Signor Presidente, come certamente saprà, il genocidio armeno non è un’accusa, un’interpretazione, un’opinione personale o un punto di vista, ma piuttosto un fatto ben documentato, supportato da un insieme schiacciante di prove storiche. Il Consiglio ecumenico delle chiese chiede fortemente il riconoscimento ufficiale da parte del governo degli Stati Uniti d’America del genocidio armeno, come segno del vostro impegno e della vostra leadership per i diritti umani, la giustizia e la pace nel mondo”.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sarebbe infatti pronto a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno. Dovrebbe annunciare tale presa di posizione domani, in occasione dell’annuale commemorazione del 24 aprile: sarebbe il primo presidente Usa a farlo, dopo una trentina di Paesi (inclusa l’Italia, che l’ha fatto nel 2019). Il ministro degli Esteri armeno Ara Aivazian in un‘intervista al quotidiano statunitense New York Times, ha detto che sarebbe un “faro morale” per molti Paesi e che in questo modo gli Usa avrebbero modo di riaffermare la loro leadership morale “in questi tempi turbolenti”. Quel che è certo è che la decisione potrebbe creare tensioni con la Turchia e avere ripercussioni sulle relazioni con l’alleato della Nato Recep Tayyip Erdoğan. Ankara ha infatti da sempre negato il termine e l’esistenza di un “genocidio” del popolo armeno.

A Roma, i Martiri della Chiesa Armena saranno commemorati domenica 25 aprile alle ore 18.30, con una celebrazione ecumenica per la pace dal titolo “Preghiera con i Martiri del Genocidio Armeno”, su iniziativa dell’Arcivescovo Khajag Barsamian, Rappresentante della Chiesa Apostolica Armena presso la Santa Sede, e del Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina. Parteciperanno alla cerimonia il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, gli Ambasciatori della Repubblica di Armenia presso la Santa Sede, Garen Nazarian, e presso la Repubblica Italiana, Tsovinar Hambardzumyan, nonché vescovi e sacerdoti delle Chiese armene, apostolica e cattolica. Saranno inoltre presenti esponenti di varie chiese, ortodossa copta, ortodossa romena, anglicana, evangelica luterana e metodista.

 

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