Jimmy Carter, il presidente battista “visionario” (e rock)

Un film in uscita racconta la storia del 39^ presidente degli Stati Uniti, "rivalutando" il più longevo tra gli ex inquilini della Casa Bianca, nonché influente membro della Chiesa Battista. Ne abbiamo parlato con l'americanista Massimo Rubboli.

Foto: Jimmy Carter Library

Roma (NEV), 4 maggio 2021 – Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti dal 1977 al 1981 e Premio Nobel per la pace nel 2002, fervente battista, è al centro di un nuovo film documentario sulla sua vita, politica e non. La pellicola si intitola Carterland e “riabilita” in un certo senso la figura del più longevo tra gli ex inquilini della Casa Bianca, sottolineando come fu “visionario” in particolare rispetto ai temi ambientali. Aspetti di Carter probabilmente poco conosciuti di cui si è occupato anche il Guardian in questo articolo, pochi giorni fa. Carter, scrive il quotidiano inglese, è spesso dipinto come un “presidente fallito”, uno sfortunato coltivatore di noccioline che non capiva come fare le cose a Washington e la cui amministrazione è stato segnata dall’inflazione, dalla crisi energetica e dal disastro degli ostaggi dell’Iran” – il “più grande fallimento delle forze speciali americane”, come scrive Il post.

Ne abbiamo parlato con Massimo Rubboli, battista e già docente di storia americana all’Università di Genova.

Carter è stato ed è un influente membro della Chiesa Battista. Quanto e come la fede ha influenzato la sua esperienza umana e politica?

“Carter non solo non ha mai nascosto la sua fede di evangelico battista, ma ha spesso dichiarato che questa fede guidava la sua condotta morale e le sue scelte politiche. Durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 1976, a una domanda sulla sua fede rivoltagli da un giornalista durante una conferenza stampa, Carter rispose di essere un “born-again Christian” cosa che spinse un giornalista italiano a scrivere che il candidato democratico apparteneva alla setta dei “nati di nuovo” (evidentemente, non era a conoscenza della risposta data da Gesù a Nicodemo nel cap. 3 del Vangelo di Giovanni). A differenza di molti altri politici e anche presidenti degli Stati Uniti che hanno usato la fede e i riferimenti biblici in modo strumentale, Carter ha dimostrato l’autenticità della sua fede e del suo impegno anche e forse soprattutto dopo la sua presidenza, non solo riprendendo il suo servizio di insegnante della “scuola domenicale” per adulti (Sunday School) nella piccola comunità battista di Plains in Georgia che lui e la moglie Rosalynn hanno sempre frequentato, ma operando attivamente per una maggiore comunione e collaborazione tra le varie denominazione battiste americane (vedi il New Baptist Covenant lanciato nel 2007) e promuovendo iniziative di assistenza umanitaria e a favore dei diritti umani tramite una sua fondazione”.

Anche secondo lei fu un visionario, in particolare sui cambiamenti climatici e sui diritti delle minoranze?

“Carter è rimasto nella memoria di molti americani per questo suo impegno ambientalista, quando, durante la crisi energetica, si presentava in tv col maglione, invitando a ridurre i consumi nelle abitazioni. Fece anche installare pannelli solari sul tetto della Casa Bianca, fu insomma uno dei primi leader politici a spendersi per stili di vita e scelte sostenibili e per il taglio dei consumi. Promosse temi come diritti umani e uguaglianza sociale, che contribuirono però a diminuire la sua popolarità, perchè non erano condivisi dalla maggioranza dell’elettorato americano. Gli premeva “fare la cosa giusta”, a rischio di perdere la rielezione, cosa che poi avvenne. Nell’ambito ecclesiastico, lui che era membro della Convenzione battista del Sud, ne uscì quando ci fu la così detta “svolta fondamentalista” contro il pastorato femminile, che esisteva da molti anni. E contribuì a dare vita a una nuova denominazione, la Cooperative Baptist Fellowship che ha una linea a tutt’ora molto progressista”.

Esiste un “erede” di Carter, che nel 2017 ha votato per Bernie Sanders alle primarie del Partito Democratico e il cui nipote, Jason, ha sostenuto il pastore Raphael Warnock?

“Si tratta ovviamente di epoche e momenti storici molto diversi – Carter fu eletto nel 1976 – ma esiste una sorta di eredità politica e spirituale nella difesa dei valori come i diritti, raccolta da esponenti radicali, dall’ala sinistra dei democratici, come Warnock. Il legame con Carter era sicuramente già presente con l’amministrazione Obama, con la quale emergevano più punti di contatto e una certa continuità. Mentre Biden è un politico molto più calcolatore, certamente su posizioni progressiste, come l’ultima sua presa di posizione sui migranti, ma sostanzialmente distante dalla linea e dalle idee di Carter.

Quel che è certo è che negli ultimi anni Jimmy Carter è stato comunque rivalutato, soprattutto a causa del suo impegno sociale, ma anche diversi studi hanno rivalutato sia l’uomo che il presidente. Un esempio di questo è proprio un altro film, uscito nel 2020, intitolato “Jimmy Carter: Rock & Roll President”, che ne presenta un’immagine nuova, con tratti molto pop come l’amicizia con Bob Dylan e Bono degli U2″.

 

 

 

 

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