Un cappellano protestante nelle carceri di Hong Kong

Foto tratta dal sito www.mission-21.org

Roma (NEV), 3 dicembre 2021 – Hong Kong è una megalopoli portuale, ex colonia britannica. È tra i paesi con maggiore densità al mondo, con 7 milioni e mezzo di abitanti concentrati in un territorio 100 volte inferiore a quello di Roma. È una Regione amministrativa speciale della Repubblica popolare cinese. L’anno scorso, a seguito dell’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale, Hong Kong è stata teatro di una “rivoluzione dei nostri tempi”. Proteste, blocchi della polizia e centinaia di arresti e condanne per terrorismo e istigazione alla secessione. La popolazione carceraria a Hong Kong è di circa 7000 persone, distribuite in una ventina di istituti. Fra loro ci sono anche prigionieri politici, studenti, giornalisti, avvocati, attivisti per la democrazia, persone in carcere per le loro posizioni e opinioni. Sembrano ancora in aumento le limitazioni della libertà. Da quella di espressione e di stampa, a quella di manifestazione pacifica e associazione, forse si sta aggiungendo quella della libertà religiosa.

In esclusiva per RSI – Radio televisione svizzera, Gaëlle Courtens intervista il pastore Tobias Brandner, che da diversi anni svolge il suo servizio di cappellania nelle carceri di Hong Kong. Teologo riformato, docente universitario e collaboratore dell’organizzazione protestante di Basilea “Missione 21”, Brandner si reca nelle carceri di Hong Kong circa 6 volte al mese. Da novembre, egli è affiancato da un supervisore, che ascolta le conversazioni del cappellano con i detenuti. È una misura che inficia la libertà di religione e coscienza dei suoi assistiti, come si evince dall’intervista. Essa affronta diversi temi: la situazione a Hong Kong, la dimensione spirituale in carcere, la quotidianità, il rapporto con la famiglia e con gli altri detenuti, quello con le guardie carcerarie, il ruolo della cappellania.

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