Il modo in cui comunichiamo il cambiamento climatico è importante

Dalle pratiche di sciamanesimo per la conservazione di foreste e specie vegetali in Nepal, alla radio comunitaria in Australia. Dalla carenza di acqua ed elettricità in Zambia, alla vita con le mangrovie nelle Filippine. Dalla comunicazione scientifica della crisi climatica alla narrazione della speranza. Questi sono alcuni degli argomenti nel numero 4/2021 della rivista “Media Development”

Foto Paul Jeffrey / ACT Alliance - tratta da waccglobal.org/communicating-resilience-in-a-time-of-a-pandemic/

Roma (NEV), 20 dicembre 2021 – “Media Development” è una rivista trimestrale internazionale dedicata alla teoria e alla pratica della comunicazione in tutto il mondo. È pubblicata dall’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (WACC).

L’ultimo numero dell’anno 2021 ha per titolo “Communicating Climate Change” (comunicare il cambiamento climatico). Philip Lee, Segretario generale WACC, nel suo editoriale osserva che le storie sui cambiamenti climatici che ottengono maggiore attenzione sono, spesso, quelle che riguardano “persone e situazioni di vita reale”.

La premessa di base per un giornalismo di interesse pubblico, secondo la WACC, è che “le persone dovrebbero essere informate in modo equo ed equilibrato su questioni cruciali che influenzano la comprensione del mondo in cui vivono e che potrebbero influenzare le loro vite”.

Il miglior punto di vista, sostiene Lee, è quello locale. Ad esempio, quello degli agricoltori dello Zambia, che hanno trovato il modo di adattarsi e sopravvivere alle gravi carenze di acqua ed elettricità dopo una lunga siccità. “La narrativa globale delle bolle di calore o dello scioglimento dei ghiacci, sebbene importante, rimane piuttosto astratta senza la vividezza delle vite e dei mezzi di sussistenza”.

Tuttavia, Lee sottolinea che “raccontare storie non sarà di per sé sufficiente a determinare la necessaria portata del cambiamento. Il giornalismo e i media di servizio pubblico devono continuare ad affrontare il crollo climatico da quante più prospettive possibili”.

Nel numero 4/2021 di “Media Development”, quindi, si parla di emergenza climatica, di divieto dei combustibili fossili, di come supportare le comunità nel cambiamento climatico, di condivisione, di cooperazione, di pace, di biodiversità. E di molto altro.

Communicating Climate Change” (comunicare il cambiamento climatico)

Bridget Backhaus e Anne Leith parlano di un progetto di ricerca australiano che ha dato voce, tramite la radio comunitaria, alle narrazioni locali sui cambiamenti climatici: “La radio comunitaria in Australia – scrivono – ha una lunga storia di iniziative pionieristiche a sostegno delle comunità emarginate e vulnerabili. Spesso sono proprio queste comunità a essere maggiormente a rischio per gli effetti del cambiamento climatico”.

Il responsabile WACC Lorenzo Vargas affronta il tema dei diritti di comunicazione, essenziali per la giustizia climatica. Le persone vulnerabili e le comunità, specialmente nel Sud del mondo, sostiene Vargas, “devono essere protagoniste del dibattito. Devono essere in grado di proporre le proprie soluzioni alla crisi e di ottenere consenso in ambito pubblico”. Nel suo ampio saggio, Vargas approfondisce inoltre il tema del cambiamento climatico in relazione ai diritti umani, ai movimenti e ai modelli per il clima, alla giustizia razziale e ai media.

Dal Nepal alle Ande

Il giornalista nepalese Dev Kumar Sunuwar parla di conoscenze, innovazioni e pratiche indigene in Nepal. Dalla connessione spirituale e di sussistenza dei popoli Pahari con il bambù, alle pratiche di sciamanesimo Bonbo dei popoli indigeni Tamang nella conservazione di foreste e specie vegetali. Se ne parla anche in un documentario prodotto da Indigenous Television e supportato dalla stessa WACC.

Nella rivista, inoltre, si trova il contributo di Carolina Martínez Molina sull’ecosistema dei Páramos, nella cordigliera delle Ande, fonte di sopravvivenza per le acque dolci fino all’Amazzonia e in tutto il contesto climatico circostante.

Altri approfondimenti

“La sfida di comunicare messaggi non graditi” è, invece, il titolo dell’articolo di Asher Minns, Direttore esecutivo del centro di ricerca sui cambiamenti climatici Tyndall. Nel pezzo si affrontano, fra l’altro, gli aspetti emotivi della comunicazione. Fra paure e speranze, la narrazione delle capacità e possibilità di adattamento possono contribuire a migliorare la consapevolezza sul clima.

Completano il numero un approfondimento su “Foresta, pesca e futuro: vivere con le mangrovie a Zamboanga Sibugay” di Lora Batino. “Comunicare l’adattamento al cambiamento climatico”, di Alice Wojcik. “Global Media Monitoring Project (GMMP) 2020: punti salienti dei risultati” di Sarah Macharia.

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