Brasile. Solidarietà alla pastora Odja Barros dopo le minacce di morte

Condanna unanime di comunità e istituzioni religiose per le minacce ricevute dalla pastora dopo la celebrazione in chiesa di un’unione fra due persone dello stesso sesso. Odio, omofobia e misoginia sono “inaccettabili”

Foto tratta da www.facebook.com/RedTEPALI/

Roma (NEV), 17 dicembre 2021 – Messaggi di solidarietà sono arrivati da diversi organismi religiosi ed ecumenici alla pastora e teologa battista brasiliana Odja Barros. Recentemente minacciata di morte dopo aver celebrato l’unione di due persone dello stesso sesso ad Alagoas, la pastora ha ricevuto il sostegno di comunità e istituzioni religiose. Le circostanze dei fatti, in parte già note, sono state portate all’attenzione del Segretariato per le donne e i diritti umani dello Stato di Alagoas.

L’Alleanza dei battisti del Brasile “ripudia gli attacchi alla pastora Odja Barros e sta al suo fianco con amore, attenzione e resistenza in questo momento – si legge sul sito dell’Agenzia ecumenica di comunicazione ALC –. Qualsiasi atteggiamento di violenza contro uno dei nostri pastori o delle nostre pastore è un attacco a tutta l’Alleanza”.

Anche il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile (CONIC) condanna le minacce di morte e dichiara: “La pastora Odja Barros e la Comunità Pinheiro sono riconosciute a livello nazionale e internazionale per il loro lavoro diaconale, ecumenico, interreligioso e per la promozione e la difesa dei diritti umani”.

Odja Barros ha denunciato di aver subito le minacce a seguito della cerimonia. L’unione celebrata dalla pastora è una delle prime celebrate nel paese e la prima a essere celebrata da una donna.

Un uomo, come riferisce la stessa Barros su Gazetaweb, “Ha detto che mi avrebbe ucciso, che mi avrebbe sparato in testa. Ha detto che sa dove sono e chi sono le persone a me vicine”. Parole di una violenza inaudita che, secondo la pastora, sono animate da odio, omofobia e misoginia. Le minacce sarebbero state reiterate anche su canali social.

“Accogliamo e rispettiamo il fatto che le chiese abbiano punti di vista diversi sull’accoglienza e sulla benedizione matrimoniale tra persone dello stesso sesso. Tuttavia, non possiamo accettare che persone o partecipanti di comunità e chiese, che non accolgono ancora pienamente le persone LGBTQIA + nelle loro comunità, minaccino pastori e pastore delle chiese che hanno adottato, per coerenza di fede, la piena accettazione di queste persone. È impossibile non evidenziare i tratti misogini degli attacchi diretti alla pastora Odja Barros. Sono rare le immagini di forte presenza delle donne. Le immagini della benedizione matrimoniale ci permettono di vedere che le chiese non patriarcali possono essere reali” afferma ancora il CONIC, che prosegue: “Le minacce contro la pastora Odja Barros e innumerevoli altre leader religiose sono un riflesso del contesto politico e religioso del Paese, che deride e nega la piena esistenza delle donne. Il patriarcato si impone instillando paure e diffondendo violenza. Non accetteremo queste pratiche”.

Anche la Rete delle teologhe, pastore, leader e attiviste cristiane (TEPALI) esprime il proprio sostegno: “Il cristianesimo che odia, minaccia, attacca, non segue le orme del Maestro. Ecco perché, come donne cristiane, femministe, combattenti per i diritti e per una vita dignitosa, siamo a fianco e sosteniamo ancora una volta il lavoro pastorale amorevole e inclusivo di Odja.

Non sei sola. Nessuna di noi è sola”.

Il Forum per il dialogo interreligioso di Alagoas, da parte sua, denuncia ogni tipo di violenza e di orrore, chiedendo alle autorità di Alagoas di indagare affinché i responsabili rispondano delle loro azioni.

Oggi, infine, la Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI), insieme al settimanale Riforma.it, propone un confronto proprio sul tema della giustizia di genere. La presidente FDEI, pastora Gabriela Lio, porterà all’attenzione delle persone partecipanti il caso Barros.