Stop a guerra e armi, dall’Atlantico agli Urali

La Commissione globalizzazione e ambiente delle chiese evangeliche in Italia esprime preoccupazione per l’interventismo europeo, per la militarizzazione della diplomazia e per la legittimazione delle armi da parte di tutti gli attori in campo: “È urgente una riconversione dell’industria bellica”. E rilancia la manifestazione promossa dalla Rete italiana pace e disarmo di sabato 5 marzo a Roma

Roma (NEV), 4 marzo 2022 – Sabato 5 marzo a Roma è prevista un’altra manifestazione per la pace. “Cessate il fuoco per un’Europa di Pace. Si fermi la guerra in Ucraina con disarmo, neutralità attiva, stop alle armi, riduzione delle spese militari”, scrive la Rete italiana pace e disarmo, promotrice dell’iniziativa. Un secco “no alla guerra in tutte le sue forme e in tutti i luoghi del mondo dove porta morte e distruzione” è il messaggio comune delle Organizzazioni facenti parte della Rete, tra cui c’è anche la Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Scrive la GLAM: “Molti parlano di pace, ma la pace non è solo una parola bisillaba. Pace è un concetto strutturato dalla risoluzione del conflitto individuale e dalla scelta della nonviolenza. La pace passa dalla storia, incontra la fede, interpella la coscienza, ode il creato, esige la giustizia.

Per questo, rimandando ad altra sede un’analisi dei diversi piani di lettura della guerra iniziata il 24 febbraio 2022, la GLAM esprime preoccupazione rispetto all’interventismo europeo, la militarizzazione della diplomazia e alla legittimazione delle armi da parte di tutti gli attori in campo (USA e Europa, Russia, Ucraina). Su di essa aleggia il ricordo della mobilitazione ‘umanitaria’ anche dell’Italia in Yugoslavia tra il 1991 e il 2001”.

La GLAM, inoltre, “Pone l’urgenza di una riconversione dell’industria bellica. Il settore militare-industriale ha svariate ragioni per cronicizzare il conflitto, mentre si rafforza ulteriormente il disegno di una Difesa comune europea. Denuncia la contestuale dichiarazione dello stato di emergenza del Governo. E, con essa, l’autorizzazione di maggiore estrazione di gas (a fronte di un consumo che lo scorso anno è stato di 76,1 miliardi di metri cubi) per arrivare a produrne 5/6 miliardi nei giacimenti nel Canale di Sicilia, da dove dovrebbe arrivare l’80% del nuovo gas. Un altro 15% verrà aggiunto da altri siti davanti a Emilia-Romagna e Marche, l’ultimo 5% nel Mar Ionio vicino Crotone. Questo avviene minacciando, in alternativa, il ritorno al carbone e al nucleare, mentre impallidiscono sullo sfondo gli impegni dichiarati alla COP 26 e quelli recentemente introdotti in Costituzione”.

Conclude la GLAM: “Nel processo di globalizzazione – di impianto neoliberista – non solo le economie, ma anche i destini dei popoli sono intrecciati, seppure in relazioni di dominio. Anche da questa prova di forza molti escono perdenti, a vantaggio di pochi. Ancora una volta”.

Manifestazione per la pace

L’appuntamento per la manifestazione organizzata dalla Rete italiana pace e disarmo a Roma è in Piazza della Repubblica. Partenza alle 13.30, arrivo a Piazza san Giovanni in Laterano per le 14.30. “Sosteniamo tutti gli sforzi della società civile pacifista e dei lavoratori e lavoratrici in Ucraina e Russia che si oppongono alla guerra con la nonviolenza – si legge ancora sulla convocazione –.

La Rete italiana Pace Disarmo ribadisce che la prima urgenza è quella di fermare le azioni belliche militari e attivare interventi di aiuto umanitario e protezione della popolazione civile”. L’invito è ad attivare la diplomazia e la comunità internazionale, per una neutralità attiva, per lo stop agli armamenti e per avviare percorsi di sicurezza condivisa. Bisogna “riportare al centro le scelte democratiche della società civile ucraina e russa. Vogliamo costruire insieme un’Europa di pace, senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali”. Il 2 marzo scorso, la stessa Rete ha promosso un seminario in cui hanno dialogato esponenti pacifisti russi e ucraini.