Cile, delusione dopo no a Costituzione. La vescova luterana Bruch: “Ricostruire la speranza”

Per Izani Bruch della Chiesa Evangelica Luterana in Cile, cappellana evangelica del Palacio de la Moneda, il palazzo presidenziale cileno, "ha vinto la paura". L'opinione della pastora luterana a poche ore dal voto in Cile, raccolta a margine dell'Assemblea generale del CEC in corso a Karlsruhe, in Germania.

Elias Almaguer, unsplash

Karlsruhe (NEV), 5 settembre 2022 – “La prima reazione è di delusione, tristezza e frustrazione: avevamo la possibilità di cambiare la storia. Ma ora dobbiamo ricostruire la speranza e farlo a partire dal dialogo”. Così la pastora Izani Bruch della Chiesa Evangelica Luterana in Cile, da pochi mesi cappellana evangelica del Palacio de la Moneda, il palazzo presidenziale cileno, commenta a caldo la bocciatura alla nuova Costituzione. Quasi il 62 per cento dei cileni e delle cilene ha votato contro la nuova Carta progressista che mirava a sostituire quella vigente, datata 1980, scritta sotto la dittatura del generale Augusto Pinochet.

Per Bruch, che abbiamo incontrato a margine dell’Assemblea generale del CEC in corso a Karlsruhe, “si tratta dell’esito di un processo democratico, iniziato nel 2019, evidentemente non adeguato, perchè alla fine ha vinto la paura. La gente – racconta – non ha evidentemente compreso i contenuti del nuovo testo, è mancata una connessione tra la proposta fatta e il popolo. E non possiamo attribuire la responsabilità solo alle fake news”.

La nuova Costituzione, sostenuta dal giovane presidente di sinistra Gabriel Boric, comprendeva vari elementi radicali e innovativi: dai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici a quelli dei popoli indigeni, dalla parità di genere nelle istituzioni pubbliche e private alle tutele per l’ambiente.

“Il processo di scrittura della proposta è stato molto rapido: evidentemente la storia e il contesto sono dinamici ed era necessario un dialogo maggiore con gli elettori e le elettrici. L’importante è ora che si capisca che non siamo divisi, siamo un solo Stato. Anche rispetto al riconoscimento dei popoli indigeni. E’ necessaria una riflessione collettiva e speriamo ci sia la volontà politica di generare una nuova proposta, serve un segnale chiaro per andare avanti” aggiunge la pastora luterana.

Quanto alle ragioni di un risultato così schiacciante per il ‘rechazo’ (rifiuto) al referendum, “in Cile c’è un crescente problema di insicurezza percepita, l’inflazione più alta degli ultimi trent’anni, problemi alimentari gravi con tantissime persone che letteralmente non sanno come arrivare alla fine del mese, le migrazioni…Probabilmente tutti questi bisogni non hanno trovato una risposta nel testo e nel percorso fatto per arrivare alla nuova Carta”.

Le chiese luterane contano circa 2500 membri in Cile e non si sono espresse a favore o contro il referendum ma chiesto ai credenti di votare in coscienza, cercando di aiutarli a informarsi (anche se Bruch – chiaramente sostenitrice del sì – ritiene che la maggioranza abbia appoggiato il voto a favore del nuovo testo).

Ma le religioni hanno influito sul voto? “La Costituzione conteneva precisi riferimenti al diritto all’aborto (qui il documento dei vescovi cattolici cileni in cui si chiede “discernimento informato” sui temi etici, ndr) e all’eutanasia, e il Cile è un paese cattolico, quindi sicuramente sì. Anche nel mondo evangelico le posizioni non sono monolitiche e una parte ha sicuramente votato contro. Ricordo che in Cile il matrimonio egualitario è già legge – approvata da un governo di destra per giunta – ma la società non è forse preparata a tutti questi cambiamenti…La realtà è che si è fatta una scelta ed è quella di non cambiare e tenere la Costituzione degli anni Ottanta. Ora comunque dobbiamo iniziare un nuovo cammino, avere fiducia e continuare il nostro percorso – più consensuale e dialogato – per il bene comune”, ha concluso la cappellana evangelica del Palacio de la Moneda.

Il presidente cileno Gabriel Boric ha affermato la notte scorsa che “il popolo cileno ha parlato forte e chiaro” nel referendum, respingendo i massimalismi proposti dall’Assemblea costituente per cui “quanto prima si stabilirà un nuovo processo costituzionale d’intesa con il Parlamento”. In un discorso pronunciato a reti unificate dal palazzo della Moneda dopo aver conosciuto l’esito ufficiale del no alla nuova Costituzione (61,86% per ‘rechazo’ e 38,14% per ‘apruebo’), il capo dello Stato ha affermato che il messaggio del popolo cileno è stato di “insoddisfazione per la proposta che l’Assemblea costituente ha presentato al Cile ed è per questo che ha chiaramente deciso di bocciarla nelle urne”.

Boric ha promesso di “lavorare con più impegno, dialogo, rispetto e affetto per arrivare a una proposta che ci interpreti tutti”. Oggi incontrerà i presidenti di Senato e Camera e i leader di tutte le forze politiche presenti in Parlamento.


Per approfondire:

da Internazionale, https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2022/09/05/referendum-cile-costituzione

da Il Post, https://www.ilpost.it/2022/09/02/cile-costituzione-femminista/

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