Karlsruhe (NEV), 6 settembre 2022 – “Il nostro futuro è in fiamme” e tuttavia c’è ancora spazio per sperare in un mondo diverso. “Camminiamo sul sentiero di Cristo che, nel suo amore, ci conduce alla pienezza di vita per tutte ed ognuno”. Così si è espressa ieri mattina, lunedì 5 settembre, Ruth Mathen, giovane delegata della Chiesa ortodossa siriana Malankara, durante la seduta plenaria dell’XI Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), in corso a Karlsruhe (Germania), dedicata al tema “Affermare la pienezza di vita”.
L’incontro si è svolto secondo il metodo della Talanoa, praticata nelle isole del Pacifico per condividere un pensiero, una storia che “si arricchisce del contributo di ogni partecipante e alla fine diventa la storia comune” di tutti coloro che hanno contribuito a darle forma, ha spiegato la pastora Tata Tutari della chiesa metodista in Nuova Zelanda, moderatora dell’incontro.
Tre le domande che hanno guidato la conversazione. La prima: a che punto siamo? “Viviamo in un mondo che sempre più esclude, crea povertà e ingiustizia” ha detto Rudelmar Bueno de Faria, segretario generale di Action by Churches Together (ACT) Alliance, una organizzazione ecumenica di aiuto e soccorso. “Vogliamo invece un modello economico che permetta a ogni persona e a ogni essere vivente di prosperare e vivere con dignità”.
Alla seconda domanda – dove vogliamo andare? – hanno risposto con efficacia Iemaima Jennifer Vaai, della popolazione indigena di Samoa, e Jocabed Solano, donna indigena di Panama. “Nel cammino di Cristo, mi dirigo verso un mondo in cui la mia identità e culturale indigena non sono negati, ma fanno parte di una narrativa per la costruzione di un mondo sostenibile”, ha detto Vaai insistendo su un punto che quest’Assemblea ha più volte sottolineato: difendere le culture indigene significa difendere il creato.
“Sogno un mondo in cui l’economia sia basata sul rispetto e l’armonia con la terra. Sogno una chiesa che sia luce nel mondo e cammini sul sentiero della difesa della vita e dell’armonia”, ha condiviso Solano con l’intera Assemblea.
L’ultima domanda: come raggiungiamo questi sogni e obbiettivi? “E’ necessario una profonda conversione. E’ necessario che ognuno di noi sappia dire ‘mi dispiace’ al fratello e alla sorella contro cui ha peccato con l’esclusione e la prevaricazione”, ha affermato il sacerdote anglicano Gideon Byamugisha, cofondatore della Rete internazionale di leader religiosi che vivono con o sono personalmente affetti da HIV /AIDS. “Solo soluzioni che possano includere i bisogni degli ultimi, dei minimi, di coloro che si sentono perduti potranno avere efficacia. Nessun’altra strategia potrà funzionare”, ha concluso Byamugisha.
La sessione ispirata alla pratica della Talanoa ha incluso le performance musicali e teatrali dell’ensemble “Oikoumene Pasifika“, compresa la “Danza della vita” con cui si è conclusa la sessione.