Karlsruhe (NEV), 7 settembre 2022 – Un workshop per discutere di come le chiese possono contrastare la prostituzione e la tratta delle donne. Si è svolto nei giorni scorsi a Karlsruhe, in Germania, a margine dei lavori dell’11^ Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese. “L’iniziativa sulla prostituzione, su come le chiese possono contribuire a prevenire e anche opporsi alla prostituzione e al mercato di carne umana che questo comporta – spiega Claudia Angeletti della Federazione delle donne evangeliche in Italia -, è stata benissimo organizzata dalla pastora della chiesa protestante del Baden Claudia Roloff, che ha contattato me per la Federazione donne in quanto ho curato il Quaderno dei 16 giorni del 2021 proprio sul tema della prostituzione. Essendo piaciuto molto questo lavoro, siamo state invitate come FDEI a partecipare per presentare la situazione soprattutto della legislazione, in Italia. Obiettivo di questo incontro era infatti quello di cercare di creare una rete per lottare per l’abolizione della prostituzione, per favorire in particolare qui in Germania, un cambiamento della legislazione vigente. Dopo vari contatti ho deciso di affrontare quest’avventura, insieme ad una suora, che fa parte del Mouvement du Nid, che accoglie e aiuta le prostitute, ora molto impegnato anche sul tema della legge francese, e a una psicoterapeuta, Brigitte Schmidt Angermeier che ha parlato degli effetti della sindrome post traumatica da stress di chi prova a uscire dalla prostituzione e porterà sempre i segni sul corpo e nell’anima di questo tipo di esperienza di vita”.
All’incontro hanno partecipato soprattutto donne, in particolare tedesche. “Un’occasione importante per entrare in contatto con altre persone impegnate in questo tema e forse anche contribuire a un cambiamento di questa legge soprattutto con le sorelle del Baden”, aggiunge Angeletti.
La pastora della chiesa protestante del Baden Claudia Roloff, membro del Sinodo di tale chiesa tedesca, si occupa anche di formazione, ha spiegato che è in corso una “petizione per l’affermazione del modello nordico nella legislazione sulla prostituzione. La mia chiesa sta discutendo appunto di questi temi e per noi è molto importante confrontarci con gli altri Paesi e le altre chiese”. Perchè parlare di prostitute e non di sex worker? “Perchè noi pensiamo che la prostituzione non sia nè sesso nè lavoro: perchè il sesso dipende dal consenso e questo non esiste quando si fa per soldi e non per desiderio, nè è lavoro perchè le altre occupazioni sono regolate molto di più, dal punto di vista sanitario fino agli orari di lavoro, ai contratti e alle condizioni di sicurezza etc”.
In Germania, secondo la pastora protestante, sul fronte della prostituzione “tutto è permesso, ci sono poche regole e abbiamo circa 2 casi l’anno di prostitute uccise, ogni anno. In Svezia invece non ci sono omicidi contro le prostitute negli ultimi ventidue anni: è un modello che tutela le donne e le società nel suo complesso. E non c’è l’idea che la persona, nessuna persona, possa essere messa in vendita”.
Sul fronte abolizionista la prostituzione “non può essere considerata un lavoro come un altro perchè strettamente connessa al traffico di essere umani – chiarisce Angeletti -; in Europa sono tutte oggetto di tratta umana, non c’è mai o molto raramente una scelta volontaria di fare questa volontà. Inoltre come donne cristiane contestiamo anche l’idea che questo possa essere un modo dignitoso di vivere la sessualità, perchè interviene una transazione economica, per cui non si tratta di un’esperienza gratificante, gioiosa, bella, ma la donna si adatta a essere oggetto di piacere per chi paga, per il cliente. Di qui la scelta di una posizione abolizionista, nel tentativo di riaffermare dei valori cristiani che si stanno perdendo, nel mercato generale che ci coinvolge tutti. Interpretiamo la prostituzione come un prodotto del capitalismo, come uno sfruttamento delle più deboli da parte dei più forti nonché come una forma di violenza sulle donne, data la mercificazione del corpo”.