I numeri di Medical Hope in Libano

I dati del progetto sanitario, realizzato nell'ambito del programma migranti e rifugiati della FCEI, Mediterranean Hope, da gennaio ad agosto 2022, nel Paese dei Cedri, sempre più colpito dalla crisi economica, politica e sociale.

Roma (NEV), 28 settembre 2022 – 379 persone visitate, 184 donne e 195 uomini. E’ questo il bilancio, da gennaio ai primi di settembre, del lavoro di Medical Hope, il progetto sanitario in Libano, realizzato nell’ambito di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

L’equipe è composta da tre persone, un medico, Luciano Griso, un operatore sociale e un’infermiera.

“Non ci limitiamo a visitare i pazienti ma interpretiamo questo lavoro come “prendersi cura” del paziente, ad esempio prenotando le visite specialistiche, analizzando i referti, accompagnando le persone nel loro percorso – commenta il dottor Luciano Griso, referente di Medical Hope – . Cerchiamo di stabilire un rapporto di fiducia coi pazienti”.

Rispetto ai dati raccolti sui pazienti, il numero più elevato dei pazienti si concentra a Beirut, grazie alla collaborazione con varie realtà e Ong, dalla clinica di Medici senza frontiere, Clemenceau. L’impegno di MH è anche a Tripoli, nella zona Nord del Libano, in particolare nell’ospedale islamico e il convento di San Francesco, e nella Valle della Bekaa, presso l’ospedale della zona. In merito alle classi di età, la maggioranza delle visite – circa il 40 per cento – riguarda i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze: “in Occidente sarebbe strano perchè i giovani generalmente stanno meglio, ma così non è in Libano. Le cause sono diverse. In primis le malattie congenite, in secondo luogo – anche se non vi sono studi che lo confermino – a mio avviso ciò dipende dal fatto che vivano in luoghi, spazi, case – e in molti casi è difficile che siano case ma sono baracche o tende – e ambienti tossici e malsani”.

Le visite si svolgono anche a Nation Station, una stazione di benzina riqualificata dai cittadini, dopo le esplosioni al porto dell’agosto 2020, diventata un polo culturale e un centro sociale dove si svolgono varie attività e presso il quale Mediterranean Hope è costantemente presente.

“La cosa che più mi colpisce – dichiara Duilio Magri, operatore di Mediterranean Hope dallo scorso giugno, che affianca il dottor Griso nel lavoro di Medical Hope – è lo sguardo dei genitori e delle famiglie dei pazienti che visitiamo. Un misto di rassegnazione e paura, perché consapevoli delle difficoltà che avranno per accedere a ogni terapia, ma anche di speranza”.

La maggior parte dei pazienti è di origine siriana, “ma cominciano ad affacciarsi altre nazionalità, compresi i libanesi, altro segno della pesante crisi economica”, aggiunge Griso. “I prezzi degli esami, dei ricoveri e dei farmaci in Libano aumentano costantemente, anche di quindici giorni in quindici giorni, come mi ha detto un paziente siriano. Ed è per questo che purtroppo a volte dobbiamo rifiutare dei pazienti, anche in condizioni precarie, perchè le terapie o gli interventi sono troppo onerosi”, conclude il medico.

Nel frattempo riprendono i corridoi umanitari per la popolazione siriana, dal Libano. Silvia Turati, coordinatrice di MH in Libano, in particolare, si sta occupando in queste settimane del prossimo viaggio, che dovrebbe svolgersi probabilmente a fine ottobre o inizio novembre.

QUI le infografiche con i dati sul lavoro di Medical Hope in Libano da gennaio ad agosto 2022, realizzate da Benedetta Fragomeni:

QUI IL PDF Infografica-Libano.pdf.


Medical Hope è finanziato principalmente dalle chiese battiste italiane. Mediterranean Hope e i corridoi umanitari, realizzati dalla FCEI con Tavola e Diaconia Valdesi, sono promossi con fondi provenienti in larga parte dall’Otto per mille valdese.

Per sostenere i progetti in Libano (e non solo) tutte le info qui: https://www.mediterraneanhope.com/sostienici/