COP27. Clima, la situazione è difficile. Cosa possiamo “dare in cambio”?

Peter Pavlovic, pastore della Conferenza delle chiese europee e membro della Rete europea cristiana per l'ambiente, si trova in Egitto nel gruppo ecumenico guidato dal Consiglio ecumenico delle chiese. Una riflessione su giustizia economica ed ecologica

Foto FLM/Albin Hillert

Roma (NEV), 17 novembre 2022 – Sul sito della Conferenza delle chiese europee (KEK), Peter Pavlovic* firma un approfondimento su giustizia economica ed ecologica. Ne riportiamo la traduzione qui di seguito.


Il rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) conferma che le emissioni totali di gas serra sono aumentati, nonostante tutti gli sforzi, nel periodo 2010-2019, più che in qualsiasi decennio precedente.

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27), in corso in Egitto, mira ad affrontare il deficit di credibilità nel processo che ha seguito l’accordo di Parigi e la mancanza di fiducia tra paesi sviluppati e in via di sviluppo nell’intraprendere questo processo. Entrambe le parti stanno guardando al cambiamento climatico da prospettive diverse. I paesi industrializzati lo vedono come un’opportunità per un cambiamento, i paesi in via di sviluppo lo vedono come il momento in cui i paesi ricchi dovrebbero riconoscere che il loro benessere è stato raggiunto in larga misura sulle spalle del mondo povero e meno sviluppato. Si aspettano che i paesi ricchi paghino un prezzo equo per il benessere di cui godono e contribuiscano in modo significativo compensando finanziariamente le sofferenze che gli impatti dei cambiamenti climatici hanno portato in parti del mondo che non lo hanno causato e, infine, che consentano un percorso verso un futuro giusto, equo e sostenibile per tutti.

Il riscaldamento globale in corso e gli impatti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici offrono ampie ragioni per ammettere che il tempo sta per scadere. Come espresso da uno dei leader mondiali: “L’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi, come è stato concordato a Parigi, è ancora vivo, ma è in terapia intensiva”.

In risposta agli impatti devastanti dei cambiamenti climatici che colpiscono le persone vulnerabili in tutto il mondo, la presidenza della COP27 ha lanciato una “agenda di adattamento” di Sharm El Sheikh, con l’obiettivo di migliorare la resilienza di 4 miliardi di persone che vivono nelle comunità più vulnerabili.

Questo è il primo piano globale per una serie di azioni condivise, necessarie entro la fine di questo decennio per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici.

Allo stesso tempo, è sempre più riconosciuto che una parte significativa dello sforzo per ridurre i cambiamenti climatici debba dipendere dalla diminuzione della domanda di consumo nei paesi sviluppati. I rapporti dell’IPCC suggeriscono che il cambiamento comportamentale deve essere studiato ulteriormente. La scienza stima che le strategie in questo ambito (quello della domanda di consumi) abbiano il potenziale di ridurre del 40-70% le emissioni di gas serra.

Le chiese e le religioni hanno un ruolo da svolgere. Per la maggior parte delle persone nel mondo, la religione è uno dei principali fattori che determinano i loro modelli di vita. Il ruolo delle Chiese nel sottolineare il concetto di mondo come creazione, che non è di nostra proprietà, è più importante che mai. Alla luce del cambiamento climatico, le parole del Salmo 24: “Al Signore appartiene la terra e tutto ciò che è in essa, il mondo e coloro che vivono in essa”, in connessione con la domanda esposta nel Salmo 116: “Che cosa ricambierò al Signore per tutta la sua generosità verso di me?” richiedono una nuova comprensione della giustizia e dell’equità. Le Chiese devono elaborare questa comprensione con nuovo vigore e determinazione.


*Peter Pavlovic è pastore, fa parte della KEK e della Rete europea cristiana per l’ambiente (ECEN). Inoltre, è membro dell’équipe ecumenica guidata dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) alla COP27 in Egitto.


Foto Valter Hugo Muniz/CEC

Proprio oggi, nel corso della COP27, si è tenuta fra l’altro una preghiera ecumenica. Ospitata dal Patriarcato copto ortodosso, diocesi del Sinai meridionale, essa si è tenuta presso la Cattedrale  del Cielo a Sharm el-Sheikh. Tema: “O Signore, guarda l’opera delle tue mani”. Nella foto, il Metropolita Seraphim Kykkotis dello Zimbabwe.

Lo stesso Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), peraltro, ha recentemente lanciato una Dichiarazione sulla COP27, definendola “un’occasione critica” per rivedere la tabella di marcia per un domani sostenibile. Nella Dichiarazione, il CEC rileva che ci sono comunità e nazioni che stanno già affrontando gli impatti catastrofici del cambiamento climatico, ma i cui appelli urgenti non sono stati ascoltati da altri membri della comunità internazionale.