L’amore per il Creato fa notizia?

Foto NEV
Roma (NEV), 2 agosto 2023 – “Riteniamo sia urgente contrastare la battente campagna denigratoria verso le istanze dell’ambientalismo”. Lo sostiene la Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
Nelle ultime settimane, infatti, sui mass media italiani, ma non solo, abbiamo assistito all’ennesima polarizzazione sul tema “clima”, con schieramenti, negazioni e affermazioni, su quanto i fenomeni atmosferici e climatici siano o meno causati dai comportamenti umani.
Una pressione mediatica sempre orientata alle emergenze che svilisce, secondo la GLAM, i tre aspetti ecologici di clima, inquinamento e biodiversità.
Per la GLAM sarebbe necessario “portare l’attenzione sulla natura dei processi”, con “azioni verso la sostenibilità, inquadrate nei 17 Obiettivi di sviluppo dell’Agenda 2030 dell’ONU, passati in sordina. Azioni intese appunto come processi, magari urgenti, ma fuori dalla retorica emergenziale che in genere prevede di tamponare situazioni anziché di dare loro un diverso indirizzo. Un processo coerente con l’impegno cristiano per la salvaguardia del creato, di cui cresce la sofferenza sia negli equilibri vitali che negli ecosistemi”.
Continua la GLAM: “Da quando la UE ha iniziato a chiedere una crescente cogenza delle misure economiche, con le direttive sull’economia circolare, è iniziata sulla stampa italiana una campagna per minarne le basi. Alcuni esempi: il cambiamento del clima non avrebbe una accelerazione e comunque avrebbe una trascurabile componente antropica (per cui i dati del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici – IPCC – sarebbero non corretti). L’inquinamento richiede misure di adattamento (pertanto la mitigazione può passare in secondo piano). A fronte di queste teorie, le misure di prevenzione e precauzione possono essere ancor più relegate. L’impatto umano sulla biodiversità viene negato. Le coscienze sono sempre più sopite, anche a causa dei mass media”.
A fronte di ciò, la GLAM rimarca l’importanza della “crescente capacità di organizzazione dei giovani”, che tuttavia “riceve vari livelli di stigma secondo le loro gradazioni di ‘allarmismo’: pensiamo ai Fridays for future – i cui slogan secondo alcuni si traducono in consigli all’economia (sulla scia dell’ambientalismo storico)”. Per non parlare di quei movimenti che “nei territori si oppongono agli interventi crescenti che insistono su modelli di sviluppo a saldo negativo per gli ecosistemi, talvolta con azioni che paiono controproducenti alla causa”.
L’ambientalismo risulta quindi frammentato e poco autorevole, eppure, sostiene la GLAM, “la politica e l’economia anche in Italia non possono completamente ignorare la sostenibilità come parametro delle scelte, a partire dai settori più controversi in questo momento, cioè quello energetico, agricolo, degli allevamenti e idrico”.
“La pesante campagna mediatica in corso da parte delle lobby della chimica, del fossile, del nucleare, dà la misura della resistenza e contrarietà verso un possibile percorso ‘di transizione’ che si vuole velleitario (quando non anche venato di paganesimo o di millenarismo)” prosegue la GLAM. Chiudono il quadro le questioni delle sanzioni economiche introdotte dalla UE, lo slancio sia al fossile che al nucleare, l’interventismo bellico.
Come persone di fede, secondo la GLAM, bisogna continuare con parole e azioni ad amare il creato. Come? Giusto per dare qualche idea, da qualche anno, la Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN) e la GLAM stanno portando l’attenzione non solo “sulle buone pratiche di eco-comunità, ma anche sulla ricerca in corso nelle aziende e nelle università. Dalla mobilità, privata, pubblica o in sharing (con modelli piccoli, leggeri dotati di doppio motore elettrico per le ruote e a benzina per ricaricare la batteria), alle rinnovabili (che stanno cercando di sostituire il litio e di portare l’eolico ad un minore impatto), ai riscaldamenti, alla produzione industriale che punta nel breve termine a ridurre il fossile con l’efficienza, alla contrazione drastica dei consumi di plastica”.