COP28 in vista. Intervista a Irene Abra

Impegni futuri della ambasciatrice per il clima, Irene Abra, attivista nella campagna Climate YES. Abra, che fa parte della Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, invia un messaggio anche al Sinodo valdese sui temi della COP28

Roma (NEV), 14 agosto 2023 – Irene Abra fa parte della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Inoltre, è stata ambasciatrice per il clima del Consiglio metodista europeo ed è rappresentante della campagna mondiale Climate YES, guidata da giovani cristiani tra i 18 e i 30 anni. L’abbiamo interpellata per conoscere le novità e gli impegni in vista della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28). Si tratta della 28^ conferenza sul clima e si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 presso l’Expo City, a Dubai.

In una recente riunione GLAM avete parlato dei prossimi impegni per la COP28. Può darci qualche anticipazione?

Stiamo pensando a un evento che possa essere un momento di discussione, incontro e confronto sulle tematiche che verranno trattate durante la COP28. L’idea è di vedersi online e coinvolgere  diversi attori chiave della società civile, dando spazio a testimonianze ed esperienze sulla sostenibilità e sull’azione climatica. Questa Conferenza è particolare, in primo luogo per la location. Essendo a Dubai, infatti, penso che sarà interessante vedere come i vari lobbisti, soprattutto quelli del petrolio, cercheranno di farsi sentire. Mi auguro vivamente che come società civile, come chiese, come attivisti, anche noi possiamo farci sentire. Fortunatamente le chiese partecipano alla COP28, ci sono e possono far sentire la loro voce.

La GLAM a luglio ha parlato di quanto i mass media italiani stiano “trattando male” il tema clima. Cosa ne pensa?

Il tema del cambiamento climatico viene trattato ancora oggi in maniera superficiale, e addirittura negato, anche da rappresentanti delle istituzioni. Quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi e nelle ultime settimane penso sia la chiara evidenza dell’esistenza di una crisi climatica in atto. Basti pensare che alcune persone, a nord come a sud, hanno dovuto mettere in pausa le loro vite e ricominciare da zero, provando a riprendersi la loro vita in mano dopo ciò che è successo a causa del clima. Un pensiero comune un po’ a tutti i giovani, credo, è di quanto sia davvero frustrante dover vivere in un paese che non può quasi garantire un futuro. Se continuiamo di questo passo, come possiamo avere un’idea, un pensiero positivo del nostro futuro? I nostri politici negano l’evidenza di un problema, di un’emergenza che stiamo vivendo tuttora. Questo può sottrarci il nostro futuro, le nostre speranze. La comunicazione e la precisione nella scelta delle parole è fondamentale, soprattutto in questo momento, perché aiuta a sensibilizzare le persone su questi temi che riguardano il futuro di tutti e tutte.

Quest’anno sarà di nuovo ambasciatrice per il clima e attiva nella campagna Climate YES: cosa farà in questo ruolo e come possono aiutare le chiese FCEI?

Sia come referente dell’Italia sia come referente della GLAM uno dei miei obiettivi è quello di aumentare la presenza di giovani cristiani per la sostenibilità, nell’attivismo climatico. È fondamentale avere una rappresentanza e avere una voce unita quando si parla di giustizia climatica e di crisi climatica. Quindi, uno degli obiettivi che ci siamo prefissati come movimento di Climate YES, è sicuramente quello di rafforzare la rete di giovani sia sul territorio sia a livello globale. Soprattutto, vogliamo essere ecumenici. Siamo un movimento che unisce le diversità e include diverse voci cristiane. Fra le parole chiave del nostro impegno: fare networking; conoscere diverse reti giovanili e reti cristiane in Italia; creare un gruppo più forte e più stabile che possa farsi sentire anche come voce italiana a livello globale.

Le chiese da questo punto di vista possono sicuramente essere il nostro supporto migliore, in un’ottica di intergenerazionalità, tema fondamentale nel momento in cui si parla di futuro, mettendo insieme anche le esperienze passate, in termini di insegnamento e di soluzioni, in un confronto aperto. Le nostre chiese possono supportarci anche attraverso dei progetti, invitando persone che possano condividere le loro esperienze, attivisti. Infine, possono cercare anche di aiutarci nel pensare insieme a soluzioni concrete, alle buone partiche che possiamo attuare nelle diverse realtà di chiesa che ci sono.

Tra poco ci sarà il Sinodo valdese. Quale messaggio le piacerebbe condividere nell’ambito di questo importante appuntamento per le chiese metodiste e valdesi?

Un messaggio che mi piacerebbe lanciare al Sinodo valdese è quello di uscire un po’ di più dalle nostre realtà locali e continuare a essere promotori di questi temi. Abbiamo fatto tanti passi avanti negli ultimi anni e sarebbe davvero importante far sì che le nostre voci, come chiese valdesi e metodiste, possano raggiungere sia la società civile sia i vertici politici e quindi il nostro governo. Un altro messaggio molto importante che vorrei lanciare riguarda il dialogo fra le generazioni e la necessità della presenza di giovani anche nei processi decisionali delle nostre chiese.

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