11 settembre 1973 – 11 settembre 2023

11 settembre 1973 - Immagine Biblioteca del Congreso Nacional de Chile

Roma (NEV), 11 settembre 2023 – La Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) condivide e sottoscrive questo contributo di Teresa Isenburg.

****************

Cinquant’anni sono trascorsi dal colpo di Stato militare che martedì 11 settembre 1973 abbatté il governo legittimo del Cile sprofondando il paese per 17 anni nelle tenebre di una dittatura particolarmente violenta e crudele. Due generazioni si sono succedute da allora. Forse vale la pena di ricordare il significato di quella rottura che è andato molto al di là dei confini dello Stato sudamericano.

Quando il 4 settembre 1970 il medico socialista Salvador Allende venne eletto presidente del Cile grazie ad un’ alleanza vasta di forze politiche e sociali di sinistra e centro sinistra e con un programma di riforme strutturali moderate, ma destinate a modificare le condizioni di vita di buona parte della popolazione  e le relazioni internazionali  del paese, l’accadimento trovò una eco positiva soprattutto nell’ Europa  socialdemocratica e in  settori degli Stati Uniti. Sembrava che un percorso senza rotture brusche, nel rispetto delle procedure elettorali e parlamentari potesse aprire il varco per un mondo più giusto socialmente e meno diviso. Si era compiuto il lungo cammino della indipendenza delle colonie europee, nella guerra del Vietnam si profilavano segni di trattative, la guerra fredda sembrava in un qualche equilibrio.

Ma le cose non seguirono questo indirizzo e l’ America Latina e in particolare il Sudamerica divenne il teatro della tragica rottura della legalità che già si era manifestata nel 1964 con il colpo di Stato in Brasile, in Bolivia nel 1971, a giugno 1973 in Uruguay, nel marzo 1976 in Argentina.  Il controllo dell’interospazio continentale venne considerato irrinunciabile dalle amministrazioni statunitensi e l’Europa non svolse azione di contrasto alla deriva antidemocratica e anzi cercò di trarne vantaggio.

La dittatura cilena ha al suo interno alcuni elementi che la caratterizzano: in primo luogo il tradimento impersonato nella figura oscena del generale Augusto Pinochet. Dante probabilmente non avrebbe problemi a collocarlo nel  nono cerchio dell’Inferno che accoglie nella sua spessa coltre di gelo i traditori di chi si fida, nella zona Antenòradove stanno coloro che hanno tradito la patria. Oltre ai motivi internazionali e di interessi di classe interni (nonché all’ossessione che vede in ogni condivisione o ridistribuzione lo spettro del comunismo)  che hanno portato al golpe non è disutile ricordare alcune motivazioni  specifiche  dello stesso, a cominciare da quella economica.

A dicembre 1970 il governo Allende avviò il processo di nazionalizzazione delle miniere di estrazione di rame cheminacciava  le grandi imprese importatrici (che infatti furono molto attive nella organizzazione del golpe) di perdere il controllo dei prezzi di tale materia strategica.

Vi erano poi motivi simbolici. Il medico Allende aveva deciso di fornire mezzo litro di latte al giorno ad ogni bambini cileno. Che il povero possa avere diritto a nutrirsi è notoriamente insopportabile per le élites. Al massimo avrà diritto a qualche carità.

Infine enorme era l’avversione culturale che mal sopportava l’esplosione artistica diffusa che si manifestò immediatamente con la nuova situazione apertasi nel 1970. Di qui l’uccisione di cantanti e pittori fino al sempre più documentato, con l’andare del tempo, avvelenamento del poeta Pablo Neruda, la cui voce si tacque pochi giorni dopo ilgolpe.

Certamente tratto incancellabile del golpe e degli anni ad esso successivi è stato l’uso del terrore e della tortura di massa fra i 10 milioni di cittadini e cittadine, qui portato a livelli anche superiori a quelli ben noti del subcontinente. Teresa Isenburg, conclude “Non riporto dati puntuali; anche solo consultando Wikipedia si vede che la forbice delle stime è molto ampia, ciò che significa che non si hanno dati verificati perché la mattanza era incontrollata e promossa dai golpisti”.

Dal Cile sale per anni un ininterrotto grido di dolore di assassinati, scomparsi, torturati,martoriati, esiliati, dispersi. Una onda di terrore avvolta da mille nebbie che contamina il continente e alimenta i 30.000 scomparsi argentini (su una popolazione di circa 25 milioni) e che trova appoggio nel regime militare brasiliano e negli esperti inviati dalle accademie militari statunitensi e  europee attivi nelle ex colonie soprattutto di Francia e Belgio. Con tutto questo l’Europa deve ancora fare molti conti, che non riguardano solo il passato.


Sullo stesso tema, leggi anche:

50 anni fa il golpe in Cile. L’impegno evangelico per l’accoglienza degli esuli | riforma.it

RSI News – 50 anni dal golpe in Cile: il ricordo dell’esule cileno José Carrasco, che dal Cile arrivò in Ticino – Play RSI

Segni dei tempi – A cinquant’ anni dal golpe cileno, un ricordo del pastore valdese, Guido Rivoir – Play RSI

Cile, 11 settembre. Tra memoria e futuro (nev.it)