“È tempo di un aumento di stipendio”. 7 ottobre, Giornata mondiale per il lavoro dignitoso

Roma (NEV), 3 ottobre 2023 – Il 7 ottobre si celebra la Giornata mondiale per il lavoro dignitoso.

La Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha prodotto il seguente documento di riflessione, con alcuni dati e approfondimenti. Lo pubblichiamo integralmente.


Dal 2008, milioni di persone hanno partecipato a questa mobilitazione globale promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC) che questo 7 ottobre propone il tema del salario. “È tempo di un aumento di stipendio” per alleviare l’enorme pressione sui lavoratori e sulle loro famiglie, recita il motto della campagna.

La GLAM intende sottolineare la concomitanza della rivendicazione della dignità del lavoro con la manifestazione nazionale a Roma per la pace, il cessate il fuoco e il negoziato in tutte le aree di tensione al confine orientale dell’Europa e in tutte le decine di guerre in tutto il mondo, per i diritti, per la giustizia climatica e sociale, per la democrazia, per il futuro dell’umanità intera. Forse questa concomitanza è casuale, ma l’umanità attraverso il lavoro entra in relazione con il resto del creato. Dunque, sul lavoro e su chi lo comanda grava la responsabilità di orientarlo verso la vita che, tutta, ha uguale diritto di esprimersi e di anelare alla pienezza promessa.

Il tema del reddito è oggetto di attenzione sindacale in Italia dove si discute sulla opportunità di introdurre un salario minimo di 10 euro come misura per impedire il cronico sfondamento di questo pavimento che è responsabile della povertà di molti lavoratori e soprattutto lavoratrici, nonché della emigrazione verso Paesi dove la dignità del lavoro e quindi della vita sono maggiormente rispettati.

I diritti maggiormente violati nel mondo, secondo l’Indice Globale dei diritti 2023, riguardano:
  • Crescente criminalizzazione del diritto di sciopero.
  • Erosione della contrattazione collettiva.
  • Impedimento ed esclusione dalla tutela del lavoro.
  • Restrizioni all’accesso alla giustizia.
  • De-registrazione dei sindacati.
  • Attacchi alla libertà di parola e di riunione.
  • Arresti, detenzioni e imprigionamenti arbitrari.
  • Aggressioni violente contro i lavoratori.
  • Casi di omicidio.

Di seguito il testo prodotto dall’ITUC

La quota di ricchezza globale destinata ai salari è diminuita del 13% negli ultimi 40 anni, anche se le dimensioni dell’economia mondiale sono quadruplicate. Ciò è in gran parte il risultato della diminuzione della densità sindacale causata dall’erosione a lungo termine dei diritti dei lavoratori descritta nell’ITUC Global Rights Index .

I lavoratori sono sempre più costretti a scioperare poiché i datori di lavoro prendono profitti per sé e per gli azionisti rifiutando richieste salariali anche modeste.

Invece di sostenere i lavoratori e le loro persone a carico, molti governi si schierano con i padroni e mantengono il valore reale dei salari a livelli così bassi che le famiglie faticano a sopravvivere. Lo scorso anno il diritto di sciopero è stato violato in nove paesi su dieci.

Il nuovo contratto sociale

Il segretario generale ad interim dell’ITUC, Luc Triangle, ha dichiarato: “I salari sono fondamentali per il Nuovo Contratto Sociale e costituiscono la base per economie sostenibili ed eque. Molti datori di lavoro si rifiutano di condividere la prosperità con i lavoratori che producono beni e forniscono servizi che generano ricchezza, e con l’elusione e l’evasione fiscale societaria a livelli record anche il settore pubblico è privato delle risorse di cui ha bisogno per garantire livelli salariali dignitosi.

Quando i datori di lavoro reprimono i salari, i governi devono intervenire garantendo i diritti di organizzazione sindacale e di contrattazione collettiva, insieme ai salari minimi dignitosi, legali o negoziati. Circa il 20% dei lavoratori dell’economia formale nel mondo dipendono dal salario minimo.

Le banche centrali devono anche andare oltre l’approccio obsoleto e confutato di mantenere bassi i salari per combattere l’inflazione. È stato dimostrato che l’avidità e il profitto aziendale hanno fatto salire i prezzi. L’anno scorso, 722 aziende hanno intascato 1.000 miliardi di dollari in profitti inaspettati, mentre la retribuzione reale di un miliardo di lavoratori è diminuita di 746 miliardi di dollari.

Gli iscritti al sindacato guadagnano più dei lavoratori che non sono iscritti, tra il 10 e il 25%; nei luoghi di lavoro sindacalizzati questo premio salariale può essere inferiore, perché tutti i lavoratori, compresi quelli non iscritti, beneficiano di tariffe salariali negoziate dai lavoratori non iscritti.

Il divario retributivo di genere, attualmente pari a circa il 20% a livello globale, è sostanzialmente inferiore laddove le lavoratrici sono sindacalizzate e in molti casi viene praticamente eliminato attraverso la contrattazione collettiva.

I sindacati di tutto il mondo stanno inoltre lottando contro la disuguaglianza salariale, i salari inferiori al minimo e le tariffe salariali basate sullo sfruttamento per migranti, lavoratori più giovani e altri gruppi soggetti a discriminazione.


Scarica il PDF integrale: ITUC-Global-Rights-Index-2023