Avvento di pace. Il calendario della Commissione globalizzazione e ambiente

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Roma (NEV), 29 novembre 2023 – Avvento di pace. Si chiama così il calendario dell’avvento voluto e proposto dalla Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Ogni giorno a partire dal prossimo 1° dicembre, sulle pagine social della GLAM, vi accompagnerà fino a Natale.

Questo è il messaggio della GLAM per lanciare il calendario dell’avvento:

“L’avvento è l’arrivo di qualcosa, per antonomasia l’arrivo del Messia portatore di sovvertimento, come era stata l’uscita dall’Egitto. Dal 63 a.e.v. la Giudea è un regno cliente dell’impero romano governato dalla dinastia degli erodiani per loro conto. Una potenza soverchiante, una situazione economica e sociale gravate dai tributi all’impero che si aggiungevano a quelli per il Tempio. Una situazione conflittuale interna in cui Erode il grande fronteggiava anche la delegittimazione dei Farisei che contestavano agli erodiani di non essere discendenti di Davide. Quindi, non giuravano fedeltà a lui – e di conseguenza ad Augusto che lo aveva nominato – , ma fomentavano istanze messianiche incarnate di volta in volta da persone diverse. Si attendeva un messia davidico, dunque, che riscattasse il presente. A differenza del messia apocalittico che Gesù – di discendenza davidica – avrebbe rappresentato, esso veste il linguaggio del cambio di regime e della guerra, quello che oggi nell’Occidente è tornato a circolare, sdoganato dopo decenni di autocoscienza pacificatrice. Per questa ragione la GLAM desidera condividere 24 pensieri per ogni giorno d’avvento in merito a una volontà di guerra, che si estende dal lavoro precario e sempre più impoverito agli effetti delle sanzioni economiche che colpiscono le popolazioni in Europa, fino all’invio di armi in guerre che si percepiscono più prossime rispetto alle decine che proseguono senza toccare l’attenzione generale guidata dai media principali”.

La frase chiave, come già per altre iniziative GLAM, è: “Riproporre la pace”. Sfogliando ogni giorno il calendario dell’avvento che “la commissione GLAM è lieta di condividere sulla propria pagina in attesa del Natale”.


Da ‘Tornare alle radici della riforma”, 94 Tesi, 2014 www.reformation-radical.com

“Benedetti coloro che si adoperano per la pace” (Mt 5,9)

<<47. Si deve dare ascolto al grido delle vittime, di chi ha sofferto violenza; in particolare ai seguaci della Riforma come ai contadini, agli anabattisti (i mennoniti e altri), agli ebrei e ai musulmani! Si deve anche dare ascolto al grido di chi oggi subisce violenza particolarmente quella domestica, lo sfruttamento economico, la violazione dei diritti umani, a causa della ingiustizia contro il creato, dell’imperialismo e le guerre incessanti!
48. Si deve richiamare alla conversione per una prassi della pace (Is 2,2-4). La prassi della pace è realizzata dove esseri umani seguono la prassi di Dio e ogni prassi della nonviolenza come Gesù l’ha praticata. Con questa prassi della pace inizia il regno di Dio, inizia la pace di Dio (lo shalom, Is 11,6-9).
52. Non è possibile legittimare o giustificare la violenza. Essa è sempre illegittima. Non esiste una violenza legittima, vuol dire che non esiste una violenza che può essere giustificata tramite il diritto. Non esiste una guerra giusta, non esiste una guerra legittima. Lutero, Zwingli e Calvino hanno tollerato violenze limitate per scongiurare violenze maggiori. Ma persino questa logica è diventata anacronistica a fronte dei moderni mezzi di distruzione di massa. La violenza non può mai servire come mezzo per raggiungere uno scopo, poiché Dio ha riconciliato ogni cosa in sé (Col 1,19-20).
55. Praticare la pace significa vivere, parlare e agire senza violenza. Praticare la pace significa fare ciò in cui la pace si realizza: praticare la giustizia, ascoltare, perdonare, condividere, dare, guarire, consolare, aiutare, resistere alla violenza. Tutto questo in quanto attiva resistenza contro la violenza (Mt 5,3-1). Tutto questo è culto reso a Dio (Rm 12,1-2); il culto diventa pratica di pace.
56. La pratica di pace riguarda anche il linguaggio: non adoperare violenza retorica, testimoniare non persuadere [bezeugen nicht überzeugen, a.d.trad.] (Mt 5,33-37).
57. Praticare la pace significa costruire sulla convinzione che la convivenza di tutti/e, i.e. della comunità politica, è sopportata esclusivamente dalle prassi della pace. Praticare la pace in questo modo vuol dire seguire una convinzione che sia responsabile e realistica – perché solo tramite la prassi della pace la pace stessa può diventare presente nel mondo (Mt 5,43-48).>>

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