Roma (NEV), 29 gennaio 2025 – Lo scorso 24 gennaio, Modena ha ospitato l’evento “Medio Oriente in cerca di pace: la speranza è nel dialogo”, un’importante occasione per riflettere su come costruire ponti di pace tra israeliani e palestinesi. Organizzato dal Comune di Modena in collaborazione con l’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam, la rivista Confronti e la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) – nell’ambito del progetto Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace -, l’incontro ha riunito personalità di spicco impegnate nel dialogo interreligioso e nella riconciliazione.
Neve Shalom Wahat al-Salam (“Oasi di pace” in ebraico e arabo), il villaggio simbolo del dialogo interculturale ed interreligioso in Medio Oriente, fu fondato da Bruno Hussar, un domenicano cresciuto in una famiglia di origini ebraiche in Egitto. Dopo essersi convertito al cristianesimo, Hussar fu mandato in Terra Santa, a Gerusalemme, dove ebbe l’idea di creare un luogo dove i membri delle tre fedi monoteiste – ebraismo, cristianesimo e islam – potessero unirsi per cercare insieme la pace. Un progetto visionario che, a distanza di decenni, continua a essere un faro di speranza.
A inaugurare la giornata, moderata dal giornalista di Confronti Michele Lipori, è stato Massimo Mezzetti, Sindaco di Modena, che ha aperto l’evento con parole di apprezzamento per iniziative che promuovono il dialogo e la pace. La sua partecipazione ha dato un segnale di apertura verso tematiche cruciali per il futuro delle relazioni internazionali e della pace duratura in Medio Oriente.
L’incontro ha visto la partecipazione di importanti rappresentanti del villaggio di Neve Shalom Wahat al-Salam, un simbolo di convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi con cittadinanza israeliana. Dorit Alon Shippin, una delle voci di questo luogo, ha raccontato la missione che il villaggio porta avanti con determinazione: “Neve Shalom Wahat al-Salam è una profezia. ‘Il mio popolo vivrà in un’oasi della pace’ è scritto nel libro dei Salmi. Ma noi, che viviamo in questo villaggio, stiamo vivendo nel mondo reale e lavoriamo per realizzare questa profezia. Un giorno si compirà la pace: noi stiamo piantando i semi. È l’unica cosa che possiamo fare ora. Invece di arrenderci e sentirci impotenti, continuiamo. Continuiamo perché sappiamo che le cose cambieranno”, ha detto Dorit, portando un messaggio di speranza nonostante le difficoltà del presente.
Shireen Najjar, anche lei proveniente dal villaggio, ha sottolineato il valore della nonviolenza e della convivenza pacifica. “Io, da credente, seguo il cammino di pace che Dio ci ha indicato. Credo nella nonviolenza e sono grata a Dio per avermi mostrato questa strada, la stessa che Neve Shalom Wahat al-Salam ha scelto di percorrere. Spero che la nostra voce possa essere ascoltata, perché il nostro villaggio dimostra che uguaglianza e dignità possono esistere per tutti”, ha dichiarato Shireen, ricordando come la convivenza tra le due comunità sia fondamentale per un futuro di pace.
Libero Ciuffreda, referente della FCEI per il progetto “Fermiamo l’odio: aiutiamo i costruttori di pace”, ha ribadito l’importanza di azioni concrete nella promozione della pace. “Il progetto vuole fare questo: ribadire l’impegno non di parte, non fazioso, ma che mette insieme coloro che vogliono portare pace attraverso azioni concrete”, ha spiegato Ciuffreda, richiamando l’importanza del dialogo e della comprensione reciproca.
Brunetto Salvarani, Presidente dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam, ha concluso gli interventi con un richiamo al valore del dialogo interreligioso, indispensabile per una pace duratura. “A 35 anni dalla fondazione dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al Salam, sentiamo le ragioni del villaggio oggi ancora più forti. Penso soprattutto alle tre ragioni del dialogo interreligioso, sempre più indispensabile, della pedagogia interculturale e del linguaggio”, ha affermato Salvarani, sottolineando come il linguaggio e la cultura siano strumenti cruciali per la costruzione della pace.
L’incontro ha ribadito che la pace non è solo una speranza, ma un impegno quotidiano che richiede azioni concrete e la volontà di continuare a dialogare e a lottare per un futuro migliore.
Il progetto “Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace“, promosso dalla FCEI, è stato lanciato ad agosto 2024 con l’obiettivo di sostenere aiuti umanitari a Gaza e in Libano, e di promuovere iniziative di dialogo tra israeliani e palestinesi. Il progetto mira a coinvolgere attivisti e organizzazioni impegnate nella riconciliazione e nella convivenza pacifica, affrontando anche il problema dell’antisemitismo, dell’islamofobia e dell’odio razziale.